Di Pino Scotto si può dire tutto meno che sia rimasto abbracciato al proprio passato o che sfrutti la nostalgia a fini commerciali. Al contrario l’ex Vanadium ha saputo conciliare i vecchi valori di cui dispone con suoni di respiro moderno, curati assieme a Steve Angarthal e Tommy Talamanca. Le chitarre del primo aiutano il frontman a muoversi nell’hard & heavy di matrice settantiana che tanto ama e così capita di imbattersi in pezzi schietti e immediati, perfetti per la dimensione live, ed altri nei quali le influenze di Deep Purple, Black Sabbath e Van Halen emergono palesi. La title track è una bomba e sarà sufficiente a molti di voi per acquistare una copia dell’album a scatola quasi chiusa ma il suggerimento che posso darvi è quello di non limitarvi all’apparenza e scavare nelle atmosfere e nelle sfumature del successore di ‘Codici Kappaò’ (nel frattempo ci sono state le cover di ‘Vuoti Di Memoria’ e ‘Live For A Dream’). Tra gli episodi più convincenti, ‘Two Guns’ e ‘Cage Of Mind’, in cui Pino Scotto dimostra di essere anche un cantante di valore oltre ad un personaggio capace di fare discutere.