Una seconda fatica su lunga distanza di assoluto spessore quella del collettivo russo che si ispira alla vecchia scuola hardcore, all’immaginario skinhead, a graffiti e street culture, oltre che al messaggio immediato e senza compromessi dell’hip hop e spinge il tutto a livelli più elevati grazie ad un uso smodato dell’elettronica. Il successore di ‘Hoods Up’ ha solo un difetto ovvero quello di non essere prodotto come dio comanda ma per tutto il resto non presenta alcun filler, si batte contro ogni tipo di sessimo, omofobia, razzismo con una forza, verbale e sonora, spropositata e trasmette la sensazione di essere ad un festival o nel mezzo della sala di un dancefloor alternativo a pogare-ballare al ritmo del Circle Pit Hip Hop. L’urgenza è quella che possedevano i Die Antwoord ad inizio carriera, il corpo dei beat quello dei Prodigy ed il remix di ‘Brother & Sisterhood’ roba che da noi hanno pubblicato forse solo i Numa Crew. ‘What We Do’, la title track, ‘All For One’, tipico inno da posse, e ‘Collateral Murder’ sono pronte ad essere consumate in tour e la speranza è proprio quella che i Moscow Death Brigade possano avvalersi di una promozione importante anche lontano dall’Europa dell’Est perché se lo meritano.