Il tatuaggio, giusto o sbagliato che sia, è legato nell’immaginario generale ai giovani. Un tatuaggio emozionale è qualcosa che forse apparteneva anche alle precedenti generazioni o che comunque può essere tramandato in maniera più coerente. Così, a quarantacinque anni da ‘Storia Di Un minuto’ la più grande prog band italiana torna sul mercato discografico con un ambizioso doppio album e undici pezzi proposti sia nella versione inglese che in quella in lingua madre. L’intento di promuovere del materiale per l’estero è evidente ma allo stesso tempo è innegabile un legame indissolubile con tutte quelle influenze che, nel bene o nel male, hanno influito su un approccio compositivo che ha pochi eguali. Quando parte ‘We’re Not An Island’, sette minuti dorati, si capisce subito che la Premiata Forneria Marconi è lì davanti a noi, intatta, inattaccabile, sebbene la line-up sia profondamente cambiata. Franz Di Cioccio ha saputo mantenere il tipico sound degli autori di ‘Per Un Amico’ senza perdere di vista l’evoluzione della tecnologia di produzione che ha caratterizzato l’ultimo decennio. Il risultato sono pezzi fantastici come ‘La Lezione’, ‘Il Cielo Che C’è’ e ‘Dalla Terra Alla Luna’ che faranno impazzire i fan di vecchia data e sapranno trascinare i più giovani, che si fidano ciecamente etichette come Kscope o InsideOut. L’apice forse però coincide con ‘Freedom Square’, perché la musica è in grado di regalarci quel senso di libertà, politico-sociale, metaforica ma anche quanto mai fisica, che finiamo per sperimentare così poco nella nostra esistenza sulla terra.