Quando sento il termine “melancholia” la mente vola subito al bellissimo e contorto film di Lars Von Trier che vede protagonista Kirsten Dunst. In effetti anche il gruppo, fondato a Kingston Upon Thames, Londra dal chitarrista Andrew Groves e dal batterista Daryl Atkins, qualcosa di malato e sinistro lo possiede e non soltanto perché il proprio sound fonde il meglio dell’indie rock contemporaneo con elementi progressive, hardcore e post rock. Scorrendo la scaletta di questo secondo lavoro in studio, molto più vario rispetto a ‘Blood And Chemistry’, è facile riconoscere referenze, più o meno volute, a Biffy Clyro, Amber Run e Lower Than Atlantis ma ciò non intacca minimamente la personalità di questi musicisti che interpretano al meglio le esigenze delle nuove generazioni senza mettere da parte i valori con cui sono cresciute quelle passate. L’utilizzo dell’elettronica in certi frangenti è fondamentale per la costruzione degli arrangiamenti e passaggi decisamente aggressivi e potenti si accompagnano ad altri nei quali il guitar work si fa più elegante e la batteria emerge meno nel tessuto strumentale. L’uscita dell’album è stata anticipata da quattro singoli, tra cui gli ultimi ‘Everything (All At Once)‘ e ‘Off The Wall‘, oltre ai primi estratti ‘Matter’ e ‘Curtains’, che mettono in luce le qualità vocali di Andrew Groves. Dal mini ‘Left Fire’ pare passata un’eternità ma se il trio dimostrerà di essere cresciuto anche dal vivo nessun limite è precluso. Esattamente come nella filmografia di Lars Von Trier.