Saranno il potere e la stabilità guadagnati nel corso degli anni, eppure la crisi è arrivata per tutti, ma ciò che ha fatto di recente la Sub Pop, ovvero l’etichetta del grunge per eccellenza, per il genere hip hop è veramente incredibile. Prima i Clipping. che hanno insegnato al mondo come si possa tradurre in genialità la fusione tra industrial e rap, e poi gli Shabazz Palaces, bizzarra creatura che unisce le menti dell’ex Digable Planets Ishmael Butler aka The Palaceer Lazaro e Tendai Maraire. Il concept su Quazarz, alieno chiamato sostanzialmente a dirci che siamo fottuti tra simboli dark e visioni futuristiche, si dipana attraverso dodici tracce e un altro album, ‘Quazarz vs. The Jealous Machines’, di gran lunga più vicino alle vecchie cose del duo. La prima gemma si intitola ‘Shine a Light’, illuminata da Thaddillac, poi arrivano il vocoder di ‘Dèesse Du Sang’ e episodi vincenti come ‘Eel Dreams’, con Loud Eyes Lou, e ‘Parallax’, nei quali la produzione di Erik Blood emerge in tutta la sua finezza. Alla narrazione partecipano, in un modo o nell’altro, anche Julian Casablancas degli Strokes, Gamble and Huff, Thundercat, Darrius Willrich (gigantesco nel finale su ‘Moon Whip Quäz’) e Sunny Levine. Dopo la “lesa maestà” della seconda opera in studio, il figlio di Barbara Dream Caster and Reginald The Dark promette altre sperimentazioni consistenti in ambito hip hop e noi non ci faremo certamente trovare impreparati.