Ci sono band o artisti che hanno sbagliato (non volendo, sia chiaro) periodo storico e che oggi risultano fuori tempo massimo. Eppure se la loro proposta musicale fosse stata realizzata quando il trend da loro seguito era in voga, oggi avrebbero milioni di euro sul conto corrente e riempirebbero senza problemi gli stadi, raccogliendo nostalgici e giovani generazioni. I Crazy Lixx, pur essendo delle vere e proprie star, anche se circoscritte soprattutto al mondo del web, rientrano senza ombra di dubbio in questo novero di musicisti che si trovano a suonare in un contesto che non è più quello di una volta. La loro musica paga tremendamente dazio alla scena hair metal degli anni ottanta, al glam di puro stampo Poison o Ratt e alla fase senza maschera dei Kiss, che, ad avviso di chi scrive, rimane ancora oggi troppo sottovalutata, in particolar modo dalla critica. Pertanto, dopo ben venti anni di onorata carriera, i Crazy Lixx decidono di mettere sul mercato un the best di quanto fatto in tutto questo periodo, certificando un dato di fatto incontrovertibile, ovvero che sono bravissimi a suonare ciò che andava di moda quaranta anni orsono. Le canzoni, rivisitate per la maggior parte, hanno dei grandi riff di chitarra, degni dei migliori Bruce Kulick e Mick Mars, cori ad ampio raggio in stile Poison e Motley Crue e fantastici ritornelli che sarebbero stati perfetti per quella che una volta era la televisione dei sogni, ovvero MTV. Non ci si annoia ad ascoltare brani come “Fire It Up”, “Whiskey Tango Foxtrot” o Invincible. Sono scritti, come tutti gli altri pezzi della raccolta, con i crismi del caso, manifestando una dote difficilissima per gli artisti odierni, ovvero produrre musica che possa essere ricordata anche a distanza di molti anni. Qui, soprattutto per chi ha vissuto gli anni indimenticabili del Sunset Boulevard e del Gazzarri, c’è tutto quello di cui una persona di una certa età ha bisogno per sentirsi ancora giovane. Sole, whiskey, donne e rock’n’roll sono compresi nell’immaginario dei fan dei Crazy Lixx ed è innegabile che appena finito di ascoltare questa sorta di The Best, la voglia di riandare a riprendere una perla discografica dei Motley Crue o dei Ratt arriva quasi in contemporanea. Belli, ma dannatamente fuori tempo massimo.