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Vrec Music Virtual Festival
Il report della prima edizione

Non un semplice concerto online ma un festival online. Collegate da tutta Italia, otto band del catalogo di Vrec hanno dato vita alla prima edizione del Vrec Music Virtual Festival.

Oltre tre ore di ottima musica su:

http://bit.ly/vrechannel

L'etichetta di David Bonato è da tempo una delle poche realtà davvero interessanti del panorama italiano. Un marchio discografico che distribuisce da dodici anni rock d'autore, in italiano ed inglese, e collabora con eventi live consolidati come Beat Festival e Serravalle Rock e addirittura storici come Pistoia Blues.

#rockattitude

Ad aprire il festival sono stati i Van Kery da Catania. La telecamera è andata e pescare una sala prove ordinata con un quadro dei Pink Floyd ed un cartello “on stage” appesi sul muro. Fin dalle prime note, 'Runaway' svela uno spiccato feeling blues rock ed è sufficiente chiudere gli occhi per viaggiare sui palchi improvvisati del Pistoia Blues Contest, se non addirittura su quello principale di Piazza Duomo, oppure dalle parti del fiume Mississippi. Immaginate di calarvi in uno scenario simile a quello tracciato da Robert Parrish e Bertrand Tavernier con il loro celebre documentario del 1984 e fatevi trascinare dal trio senza opporre resistenza. Seguono '(not) my time' e la più atmosferica 'New Life', che faranno parte dell'album previsto per il prossimo anno.

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Nemmeno il tempo di respirare ed è toccato ai Fireground innalzare il livello di adrenalina. I napoletani alternano pezzi bollenti e grintosi con momenti più introspettivi e melodici che mettono in luce le indubbie qualità vocali di Marco Franzese. In attesa di farci ascoltare il loro debutto discografico, prodotto da Pietro Foresti (Down To Ground, Lambstone), hanno eseguito cinque tracce, tra cui le splendide 'Aphrodite', 'Worm' e 'Dont' Say A Word', mostrando influenze a stelle e strisce, ma anche uno sguardo attento a ciò che è successo in ambito rock in Italia negli ultimi vent'anni.

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Un breve intermezzo con la bellissima Nyva di Rock'nRoll Radio e poi è arrivato il momento dei RedSwine. Li conosciamo bene perché hanno appena pubblicato il mini 'Clodhopper Rocknroll', sei brani al fulmicotone che trasudano classic e southern rock in lingua inglese su storie quotidiane di vita vissuta. Il responso del live è però fondamentale e pensate quanto sia difficile per le formazioni emergenti di valore non potersi esibire a causa dell'emergenza sanitaria in atto. I

RedSwine non si sono fatti sfuggire l'opportunità di questo festival virtuale e hanno regalato al pubblico un set strepitoso con inediti ma anche reprise di effetto quali 'I Got The Fire' dei Montrose (dal secondo lavoro 'Paper Money', per cui dobbiamo tornare indietro addirittura al 1974) e 'Mistreated' dei Deep Purple (dallo storico 'Burn', il primo album con Coverdale e Hughes in line-up). Oltre al cantato appassionato di Mattia Mazzucato, a conferma di come Vrec dia da sempre grande risalto alle voci, i veneti mettono grande energia in tutto quello che fanno ed è facile emozionarsi con la loro musica. Da apprezzare pure la scelta di chiudere il concerto con una toccante interpretazione di 'I Don't Need No Doctor', pezzo r&b del 1966, ripreso tra gli altri da Ray Charles, Humble Pie e The Nomads.

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Un rapido cambio palco e ha preso la parola Pietro Foresti, produttore che non ha bisogno di presentazioni e che collabora da anni con Vrec. La sua esperienza, maturata negli Stati Uniti, ed un tocco che possiedono in pochi hanno portato alla ribalta molte formazioni dell'etichetta e la sua presenza al festival non poteva mancare. Alla fine della sua presentazione ha sottolineato qualcosa che sembra scontato ma in realtà non lo è affatto ovvero che il rock è anticonformismo. Prendere delle decisioni diverse da quelle della massa nella propria vita.

Su queste pagine avete sentito parlare più volte dei Twelve Back Stones e il motivo è molto semplice. I marchigiani non hanno solo pubblicato un ottimo album come 'Becoming', ma rappresentano la rock attitude, menzionata durante la presentazione con tanto di hashtag, che solitamente appartiene alle band inglesi o americane. Al contrario il loro showcase elettrico ha confermato quanto siano costruite ad arte tracce come 'Liar', 'Stars' e 'Anytime'. Sulle note di 'On The Road' è poi difficile non emozionarsi, perché un po' a tutti manca stare sotto palco a respirare il fumo ed il sudore dei locali di provincia. Quelli veri, quelli dove si suona grande musica. La musica dei Twelve Back Stones. Jack Stone e compagni sanno il fatto loro e se amate le sonorità alla Velvet Revolver, indimenticato progetto parallelo di mezzi Guns n' Roses e Scott Weiland degli Stone Temple Pilots, oppure alla The Dead Daisies, che stanno per tornare nei negozi con Glenn Hughes al microfono ed al basso, allora andatevi a rivedere la loro performance e fate un salto sul sito ufficiale di Vrec.

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https://www.suffissocore.com/portal/scalbumreview/11066/twelve-back-stones-becoming

Un'altra band che conosciamo bene sono i Seraphic Eyes, che hanno regalato ai loro fan un'anteprima del mini 'Quarantine', di cui leggerete presto la recensione su queste pagine. Il loro grunge si è raffinato, senza perdere la potenza degli esordi, ed i piemontesi, autori due anni fa dell'eccellente 'Hope', sanno ammaliare il pubblico con l'aggressività della batteria e della chitarra ed i bellissimi occhi di Laura. 'Maybe A Storm' è un gran singolo e le conclusive 'Immigrant Song' e 'False Gods', impreziosita da un trascinante assolo, danno la misura dell'energia e del trasporto emotivo che si percepiscono ai loro live. In fondo, la vita in quarantena è piuttosto noiosa, ed un'esibizione del genere, sebbene in streaming, può cambiare il corso di una giornata e far riflettere su quello di cui abbiamo veramente bisogno.

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https://www.suffissocore.com/portal/scalbumreview/10590/seraphic-eyes-hope

Erano appena scoccate le due ore di diretta quando l'hard rock dei Roommates ha iniziato a deliziare i nostri timpani. 'Roots' è forse il lavoro migliore uscito per Vrec quest'anno e, in questi mesi di sofferenza, i liguri hanno realizzato un progetto online basato su sessioni acustiche di grande spessore. 'Summit' e 'Pride' sono singoli in grado di mostrare un po' tutto quello che è il loro spettro di influenze. Nel viaggio che sanno regalare a chi ascolta, si passa dal blues al southern rock, dall'alternative metal al grunge, con grande attenzione per le liriche ed un frontman di prima categoria come Marco Oreggia. Il feeling dei pezzi è superbo e sinceramente durante la loro performance è emerso il desiderio che il tempo si fermasse e potessero suonare di più. Avere poi Alessio Spallarossa (Sadist) alla batteria aiuta e non poco. Fate vostra una copia di 'Roots', digitale o fisica che sia, perché è quanto di meglio potrete ascoltare tra i pochi lavori prodotti in Italia, ancora una volta da Pietro Foresti, capaci di ricevere una risposta importante dai mercati esteri.

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https://www.suffissocore.com/portal/scalbumreview/11724/roommates-roots

The Bankrobber è un nome che scatena forti emozioni al sottoscritto. Quando è arrivato il loro momento non ho potuto non pensare alla loro spettacolare esibizione al Serravalle Rock di due anni fa, in una serata magica completata da Platonick Dive e Priest (appena tornati nei negozi con 'Cyberhead'). Personalmente li trovo uno dei gruppi più validi del momento e per l'occasione gli autori di 'Missing' hanno preparato qualcosa di veramente speciale. Un Nord Piano 3 sistemato davanti ad un vecchio specchio e una luce che ne riprende il rosso. Un rosso ed un'atmosfera che sarebbero piaciuti tanto a Kieslowski. Il loro suono è influenzato da new wave, post-punk e alternative rock e le reminiscenze anglosassoni sono sempre forti, ma un passo alla volta stanno sviluppando uno stile sempre più personale e maturo. Un piacere ritrovare Giacomo e Maddalena Oberti così in forma, in attesa di ascoltare il nuovo lavoro in studio che potrebbe essere quello della svolta.

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https://www.suffissocore.com/portal/scalbumreview/10391/the-bankrobber-missing

Per chiudere in bellezza, Vrec ha pensato di affidare a Moreno Delsignore gil compito di riprendere alcuni classici del rock. Dall'album 'Chamber Rock', sono state estratte anche le sentite interpretazioni di 'Enjoy The Silence' (Depeche Mode), 'Save A Prayer' (Duran Duran) e 'Running To Stand Still' (U2), ma i due apici del set sono stati senza dubbio 'High Hopes' e 'Going To California'. Mentre la prima è stata una rilettura piuttosto fedele del classico dei Pink Floyd, da 'The Division Bell' del 1994, la reprise di uno dei pezzi che ha inserito Robert Plant nella storia della musica (dal capolavoro 'Led Zeppelin IV' del 1971) ha dato la misura di quanto il cantante e vocal coach varesino sia capace di apportare di personale alle sue cover.

Queste le parole con cui David Bonato ha commentato la serata:

“Sono già diverse migliaia le persone raggiunte tramite i social e continui gli apprezzamenti per l'iniziativa e per le singole band, che hanno avuto la possibilità di farsi conoscere in un modo nuovo. L'idea stava maturando già durante il primo lockdown ma vedevo tanta musica sui social media, spesso e inevitabilmente improvvisata nei mezzi tecnici. A mio avviso è proprio la qualità audio e video a fare la differenza. Per questo già da mesi eravamo partiti e l'organizzazione di un progetto del genere richiede molti sforzi, sia da parte degli artisti, che ringrazio di cuore, sia per l'interfaccia tecnica e la messa in onda. In fondo si tratta di un vero e proprio programma televisivo, anche perché tra un cambio palco e l'altro sono stati previsti interventi di giornalisti, produttori e addetti ai lavori.”

Così ha aggiunto:

“Ho pensato un festival con più artisti. Ogni gruppo ha dato un assaggio di cinque o sei brani del proprio repertorio ed in questo modo la diretta è risultata piacevole per un pubblico anche occasionale. Abbiamo radunato band provenienti da tutta Italia e, grazie ai media partner che hanno rilanciato il concerto, l'evento digitale ha raggiunto un bacino di utenza impensabile per i singoli gruppi coinvolti. A mio avviso dovremo convivere col concerto digitale. Anche se a molti non piace e gli artisti stessi si sentono spaesati a suonare senza un pubblico vero, la realtà dei fatti è che le adunate rock non saranno possibili per un tempo imprecisato e sarebbe da ottusi non cogliere le potenzialità promozionali e divulgative della rete.”

www.vrec.it