Per il gruppo originario del Connecticut era sul serio complicato migliorarsi dopo il micidiale 'The Concrete Confessional'. Un album del genere è qualcosa che ti marchia per sempre, in un modo o nell'altro ti condiziona quando devi tornare in studio e tentare di replicare tale efferatezza e questo perché non si trattava solo di un lavoro heavy dal punto di vista sonoro. Jamey Jasta ha infatti compiuto un passo in avanti significativo a livello lirico e ciò si riflette in maniera importante anche su 'Weight Of The False Self'. Uno dei vantaggi di fare il giornalista di musica è quello di poter ascoltare gli album diversi mesi prima della loro uscita e posso assicurarvi che in questo frangente di tempo ho letteralmente consumato questo disco. Non solo si tratta di un macigno hardcore senza precedenti, tra l'altro in un periodo storico nel quale scarseggiano uscite del genere di valore, ma di un omaggio al passato che manderà fuori di testa chi è cresciuto con capolavori quali 'Perseverance' e 'The Rise Of Brutality'. In fondo gli Hatebreed sono una delle poche formazioni al mondo che può permettersi di rifarsi ai valori di un tempo senza apparire retrogrado o opportunista ed ecco quindi un concentrato di violenza allo stato puro, senza trucchi e senza inganni, e uno strumento di sfogo e protesta contro una società vessata da politiche abominevoli, iperstimolazione mediatica e senso di disappartenenza a tutto. Con Chris “Zeuss” Harris – di recente in studio con Revocation, Overkill e Heathen ma soprattutto con Rob Zombie che tornerà nei negozi a febbraio – si è venuta a creare un'alchimia speciale, il suono di batteria è pazzesco ed il guitar work di Frank Novinec e Wayne Lozinak semplicemente monumentale. Non che gli altri si meritino un'approvazione inferiore perché il frontman si squarcia le corde vocali in 'Cling To Life' e 'Dig Your Way Out', il basso di Chris Beattie è gigantesco e Matt Byrne impartisce lezioni a decine di batteristi metalcore o deathcore che si credono i primi della classe. 'Instinctive (Slaughterlust)' e 'Let Them All Rot' segnano un inizio di album marziale e sia la title track che 'A Stroke Of Red' sono da brividi, ma è nella sua compattezza che 'Weight Of The False Self', arricchito da un'altra copertina superlativa di Eliran Kantor, vi lascerà sbigottiti. In tempi di singoli, Spotify e servizi in streaming di vario tipo, scoprire che ci sono ancora band che compilano i loro album con dovizia di particolari e non lasciano niente al caso, mette di buon umore. È del tutto inutile che in chiusura sia stata inserita 'Invoking Dominance', perché in questo caso è decisamente chiaro chi è stato scelto per dominare.