-Core
Delirio And The Phantoms
Italia
Pubblicato il 10/04/2019 da Lorenzo Becciani

E’ sbagliato definire questo nuovo album una via di mezzo tra ‘Journey’ e l’ultimo lavoro in studio degli H.A.R.E.M. (‘Enjoy The Show’)?
Non avresti potuto descriverlo meglio. Agli H.A.R.E.M. avevo dato un forte taglio direzionale nell’ultimo album, dai toni più introspettivi. “Journey”, da cui nasco come musicista e in cui mi avventurai nei meandri del prog e della cosmic music, ha rappresentato da sempre il mio spirito più interiore, dove ho osato. Ero molto giovane quando lo scrissi ma non cambierei una nota di quello che ho fatto. Questo progetto dalle basi sicuramente rock, affonda le sue radici più profonde in atmosfere tra l’horror, il prog e una buona dose di sospensioni che ricordano lo stesso “Journey”.

Quando hai iniziato a comporre le tracce per l’album e quanto è stato lungo nel complesso il processo di songwriting?
Ho scritto i brani più di due anni fa. Ho buttato giù le idee base in soli cinque giorni. Nel giro di poco mi ritrovai l’ossatura dei brani che poi ho sviluppato nei periodi successivi.

In termini di produzione e missaggio che obiettivi ti eri posto? Che tipologia di suono volevi ottenere?
Abbiamo valutato a fondo con Black Widow il tipo di sound da dare a questo album. Vengo da produzioni moderne e scintillanti mentre in questo caso ho accantonato la modernità a favore di qualcosa di più adatto al tipo di atmosfere che stavo creando, lasciando tutto più morbido e volutamente più “nebbioso”, proprio per mantenere un filo conduttore con le atmosfere e le tematiche affrontate nei brani.

Ti sei ispirato a qualche album particolare? Io per esempio ci ho trovato riferimenti al prog così come ai Ghost e chiaramente a certe cose dei Death SS…
Ogni brano è stato concepito senza riferimenti particolari ad alcun gruppo. Se ci senti queste influenze, non può che farmi piacere e ti ringrazio! Adoro i Ghost e lo stesso dicasi per i Death SS dopo ormai quasi vent’anni che ci suono. Avendo scritto diversi brani per questi ultimi, suonato fiumi di note, curato la produzione e gli arrangiamenti dei dischi negli ultimi quindici anni, sicuramente puoi aver sentito la mia mano. Per quanto riguarda il lato prog, si, mi sono spinto, dove ho ritenuto opportuno per il tipo di tematica affrontata, introducendo parti che creassero atmosfere particolari, come nel caso di Afterlife.  

Come primo singolo è stata scelta la bellissima ‘The New Order’. Qual è il significato di questa traccia?
È un brano che parla dell’ipotetica comparsa di una figura divina o semi-divina capace di parlare al volgo che vive ormai in maniera dissoluta e senza una mappa. Tale entità comunica secondo un linguaggio comprensibile ai più e riconduce la stessa folla verso l’ordine, in vista di una nuova era.

Personalmente mi fa impazzire ‘In The Fog’. Vuoi raccontarci com’è nata questa traccia?
E’ un brano a cui sono molto legato per la vicinanza ad un luogo in alta montagna a me caro da quando ero bambino. Una zona energetica molto forte dove negli anni mi sono sempre recato per ricondizionarmi. Sono legato ad ogni brano del disco, difficile sceglierne uno. Certo che The new order, In the fog, Frozen Planets, Guardian Angel hanno un presa immediata rispetto ad altri. Ma anche The ancient monastery che magari è meno diretta, è un brano che si evolve durante i suoi quasi otto minuti, senza perdere un istante l’intensità.

Com’è nato il rapporto con Black Widow Records? Ricordi la prima volta che hai conosciuto Massimo Gasperini?
Certo, sono tanti anni che conosco Massimo e che collaboro con Black Widow, almeno dal 2006. Ho curato molte loro produzioni. Dapprima ho conosciuto Pino Pintabona che ha sempre seguito i lavori presso il mio studio, e poco dopo conobbi Massimo proprio presso la loro sede a Genova. Abbiamo fatto tante cose insieme, tante band tra cui voglio citare i Goad, i Mugshots e tanti tanti altri artisti di cui ho curato tutta la produzione. Attualmente sono in studio da me L’impero delle ombre, altra band di prestigio sotto l’ala Black Widow. Questa storica etichetta si è occupata anche del ventennale del mio disco solista Journey nel 2012 e con loro la collaborazione è andata sempre avanti. Massimo mi propose di realizzare un nuovo disco solista chiedendomi proprio il tipo di sound che avrebbe voluto ottenere. Parlammo ben fieri di quello che stavamo per creare. Mi misi sotto e scrissi i brani velocemente, non vedevo l’ora che lui sentisse i primi provini. A quel punto consegnai la prima demo e Massimo ne restò davvero felice. Da quel momento, molti sono stati gli impedimenti tecnici che hanno rallentato la lavorazione di questo disco a causa di impegni che si sono sommati nel mio studio, master su master da consegnare negli anni e mi sono ritrovato paradossalmente a sacrificare il tempo proprio per il mio disco. Ormai avevamo deciso una data di uscita e mi sono adattato in tutti i modi a finire le songs nei tempi giusti. Stavolta, rispetto alle altre, ho lavorato davvero in apnea.

Black Widow è anche un bellissimo negozio di dischi. Cosa provi quando varchi la porta di via del Campo?
È un negozio storico e i titolari hanno fatto la storia di un certo tipo di discografia riuscendo a mantenere sempre un forte filo conduttore distinguendosi sia tra i cultori più ricercati di certi generi (prog, horror rock ecc.) sia come etichetta a livello internazionale. È pertanto una forte emozione ogni volta varcare la porta di via del Campo, da cui tutto ha avuto inizio.

Chi sono i The Phantoms? Vuoi presentarci i musicisti presenti sull’album e quelli che ti accompagneranno dal vivo?
Il disco l’ho ideato e registrato nelle strutture completamente da solo. Mi sono avvalso di grandi musicisti per la realizzazione dei soli di chitarra e di alcuni arrangiamenti aggiuntivi che ritenevo necessari. Francis Thorn, Vincent Phibes e Lucky Balsamo sono gli autori di quasi tutti i soli presenti e ho dato ad ognuno di loro i brani dove sapevo, conoscendo bene le peculiarità di ogni musicista, che avrebbero davvero dato il meglio. Alla batteria ha collaborato Francesco Noli e alle percussioni mio figlio, Chris Delirio. Alle voci, oltre che a Steve Sylvester, ospite nei cori del ritornello di The New Order, Elenaq e Jennifer Tavares Silveira, sono le protagoniste dei vocalizzi femminili e parti corali nei vari brani. Per quanto riguarda la formazione live, ho scelto i migliori musicisti che ho avuto negli H.A.R.E.M. con i quali sono molto legato sia da un punto di vista umano che professionale: Lucky Balsamo alla chitarra e Giuseppe Favia alla batteria. Al basso il fenomenale Jos Venturi con il quale abbiamo iniziato una straordinaria collaborazione. Sono davvero molto felice del clima piacevole, sano e professionale che si respira nella band.

Quali sono i tuoi prossimi piani oltre alla promozione di ‘The Cross’? Stai già lavorando a del nuovo materiale con Steve Sylvester?
La promozione sta funzionando bene e i live non tarderanno ad arrivare. Abbiamo i primi tre per ora (Genova, Torino, Milano). Stiamo partendo e ogni giorno è importante e prezioso. Vedo che c’è molta curiosità e appoggio da parte della stampa e di molti fans.  Dopo il mastodontico lavoro di ‘Rock’n’Roll Armageddon’, per il quale ho curato l’intera produzione in studio, per ora, dal punto di vista della stesura di nuovi brani, siamo in pausa. Ma non mancheranno novità che verranno divulgate a breve.

‘The Cross’ uscirà anche in una splendida edizione in vinile. Che rapporto hai con questo formato? Hai dei vinili che conservi con particolare amore?
Il vinile, un mio vecchio amore. Ne possiedo molti che conservo con passione. Molti sono di musica classica Mozart, Beethoven, Vivaldi ecc, poi tra quelli che amo di più inerenti alla musica moderna: The six vive of Henry VIII di Wakeman, quasi tutta la discografia del primo Jean-Michel Jarre, alcuni classici del Metal dagli Iron Maiden, Anthrax, Megadeth agli Helloween, chicche del rock da David Lee Roth ai primi Europe, compilation con il geniale Vince DiCola, per poi arrivare alle sonorità più oscure dei mostri sacri Black Sabbath.
 
Dove si trovano il castello, la foresta e l’antico monastero di cui parli nell’album?
Sono posti che ho vissuto in prima persona, due sono i castelli in realtà, uno nelle campagne toscane e l’altro in riva al mare, sempre in Toscana. La foresta si trova in alta montagna, in Veneto. Il monastero, anch'esso non molto lontano da casa mia tra (Lucca e Pisa), fu sede tra l’altro di un eccidio durante la seconda guerra mondiale ed è un luogo dove sono andato spesso in passato. Dalle caratteristiche horrorifiche, ha in sé un fascino sinistro e le mura che “raccontano” la storia, devono essere “ascoltate” per prendere sempre coscienza di ciò che è stato affinché, il peggio sia relegato ad un consapevole ricordo e solo il meglio sia preso e ripetuto nel corso della storia.
 
(parole di Freddy Delirio) 

Delirio And The Phantoms
From Italia

Discography
The Cross (2019)
Platinum (2023)