-Core
Descartes A Kant
Messico
Pubblicato il 19/03/2019 da Lorenzo Becciani

Su due piedi non mi vengono in mente tanti altri gruppi messicani. Giusto gli Hocico e gli Exploited By A View. Com’è la scena da quelle parti?
La nostra storia è nata quindici anni fa. Nel 2007 è uscito il primo album ed attualmente a Guadaljara non c’è molto. Stiamo attraversando un periodo strano mentre ai tempi in cui abbiamo iniziato c’erano tante realtà pop, metal e punk. Con il passare degli anni abbiamo cercato di trovare un linguaggio sonoro che fosse solo nostro e questo ha comportato un lungo viaggio e tanta pratica. A non cambiare è stata la scarsa sopportazione nei nostri confronti da parte di tanta gente. Ci siamo sempre sentiti un po' incompresi.

Come descriveresti i Descartes A Kant a qualcuno che non sa niente di voi?
Non è possibile appiccicarsi etichette addosso. Dal vivo shockiamo le persone e amiamo esplorare le facce di chi ci guarda. Possiamo piacere o meno ma di sicuro ai nostri concerti non finisci per addormentarti. Il nostro linguaggio è principalmente teatrale e, anche se non abbiamo nulla a che vedere con la musica messicana, la nostra è la tipica energia latina.

Il Messico è spesso protagonista di film e serie televisive per questioni di cartello, droga e immigrazione clandestina. Vi ritenete una band politica?
Siamo un Paese particolare e spesso la cronaca nera è all’ordine del giorno. Dal punto di vista culturale offriamo tante espressioni diverse. Adesso c’è un nuovo governo e la gente sembra contenta. Ci sono meno imposizioni rispetto al passato ma di sicuro ci sono ancora tante persone che faticano a trovare lavoro e ricevere paghe decenti. Anche noi abbiamo lavorato duro con l’obiettivo di arrivare lontano. Tornando alla domanda precedente la nostra è musica anarchica, il risultato del nostro intento di spingerci costantemente oltre i limiti, sia naturale che cerebrale. Ci chiedono di continuo come facciamo a scrivere canzoni del genere.

‘Victims of Love Propaganda’ è un’esperienza sonora fantastica..
E’ un album più solido e per certi versi sofisticato rispetto agli altri due. Per la prima volta in carriera ci siamo posti una deadline. Non avremmo mai pensato di poterci permettere di lavorare con un produttore come Steve Albini. Avevamo iniziato a lavorare in sala prove e pensavamo di fare uscire anche il terzo lavoro per Intolerancia poi è venuta fuori questa opportunità fantastica e ci siamo detti che non potevamo farcela sfuggire. Abbiamo speso tutti i nostri soldi e ci siamo recati nel suo studio. Di colpo tutti in Messico hanno cominciato a parlare di noi e dirci che ce l’avevamo fatta. Rispetto all’album precedente, che ha comportato cinque anni di lavorazione, è stato un processo più veloce ma non certo meno stressante. Non eravamo mai entrati in uno studio analogico come quello di Steve Albini e non sapevamo cosa attenderci. All’inizio è stato difficile perché dovendo registrare tutto in presa diretta non potevamo commettere errori e non lo conoscevamo personalmente. Col passare dei giorni è venuta fuori la sua esperienza ma è stato comunque molto un periodo molto intenso. Il nostro batterista, prima di registrare, era così concentrato che quando ha completato le sue parti era praticamente un’altra persona.

Cosa dobbiamo attenderci da un vostro show?
Tutto!

È pericoloso?
Dipende da cosa ritieni pericoloso. Non è certamente convenzionale e prevede una grande quantità di udore, acqua, sputi… la nostra performance è molto fisica e se ci lasciano fare è meglio per tutti. La setlist è una sorta di sceneggiatura ma ci sono sorprese di continuo. In Russia, qualche anno fa, ci siamo esibiti per la prima volta ad un festival e la gente era immobilizzata, totalmente sotto shock. Dopo sei-sette canzoni ho deciso di buttarmi tra la folla e tutti si sono di colpo svegliati e hanno cominciato a toccarmi. È stata un’esperienza assurda perché non sapevo cosa aspettarmi e ho presto realizzato che non erano freddi ma caldi!

Iceland Airwaves è un festival gender-balanced. Quanto è importante per voi?
Credo che stiamo vivendo un momento di transizione molto importante. È fondamentale che ci sia qualcuno che apra alcune porte. Anche in Messico, un paio di anni fa, è nato un movimento per sottolineare l’impegno delle donne nell’arte.

Quando verrete a suonare in Italia?
Mi auguro presto! L’Italia fa parte di quei posti che vogliamo visitare a tutti i costi, come il Giappone e la Francia.

(parole di Sandrushka Petrova)

Descartes A Kant
From Messico

Discography
Paper Dolls ?2006
Il Visore Lunatique 2012
Victims Of Love Propaganda 2017