-Core
Mono
Giappone
Pubblicato il 07/02/2019 da Lorenzo Becciani

Su Wikipedia la vostra musica è descritta come post rock e contemporary classical. Trovate che tali termini si adattino alla vostra proposta?
Non siamo interessati ai generi. Vogliamo creare nuova musica che nessuno abbia ascoltato in precedenza.
 
Venti anni di carriera sono tanti! Quali erano i vostri obiettivi quando avete iniziato? Quanto sono cambiati durante questi anni?
Quando abbiamo formato la band ci interessava vedere i nostri dischi nei negozi del mondo e potere suonare in Europa e negli Stati Uniti. Sono stati vent’anni fantastici e abbiamo incontrato tanti fan di tutto il mondo e, grazie a etichette, agenzie di booking e tante persone che ci hanno supportato, siamo riusciti ad arrivare dove siamo oggi. Per questo saremo sempre grati loro. Lavorare a nuova musica ci rende felici ed è l’aspetto più soddisfacente del nostro mestiere. E’ chiaro che il risultato conta, ma più di tutto conta dimenticarsi del tempo e potere scrivere musica in maniera preziosa e inestimabile. Possediamo la stessa fame di quando eravamo giovani. Vogliamo sempre scavare nel profondo e non è mai abbastanza, vogliamo spingerci più avanti e non solo per la musica. Ma per vivere noi stessi.
 
‘Nowhere Now Here’ è un altro capolavoro. Cosa volevate cambiare o modificare rispetto all’album precedente?
Il nuovo album è diventato una sorta di processo musicale di tutti i guai in cui ci siamo imbattuti negli ultimi due anni. Nel 2017, a causa della fine del contratto col nostro management giapponese e con l’etichetta, oltre all’addio del precedente drummer, ci siamo trovati nella situazione di non potere compiere nessuna mossa. Abbiamo attraversato un momento cruciale in cui decidere se andare avanti o fermare l’attività. Probabilmente un’altra band si sarebbe sciolta. L’album narra di questa sorta di rigenerazione dal punto più oscuro e profondo (“nowhere”) ad una nuova alba e un capitolo della nostra vita (“now here”). Proprio per questo nell’album puoi trovare un’energia diversa da prima. Da un momento di odio, rabbia e senso di incongruità nel profondo del cuore siamo passati ad affrontare i problemi e combatterli, cercando luci nascoste e speranza di sopravvivenza. ‘Vanishing, Vanishing Maybe’, l’ultima scena, è un taglio col passato. In generale si tratta di un sentimento che non siamo riusciti a contenere e che abbiamo tradotto in musica. Componendo musica dal cuore e bilanciando la follia dell’oscurità e la purezza dell’anima della nuova luce, dando forma alle nuove canzoni. In tal modo la mia anima è stata liberata.

Dove avete registrato?
Abbiamo registrato nello studio di Chicago di Steve Albini che si chiama Electrical Audio. Steve è un nostro buon amico e ormai ci conosciamo da diciassette anni. È sempre stato il miglior ingegnere del suono possibile per noi e per questo abbiamo registrato con lui tanti album e desideriamo continuare a farlo in futuro. È la persona che riesce a catturare su nastro i nostri momenti. Con lui siamo sotto pressione, non facciamo errori e registriamo in analogico alla massima qualità. Adoro il sound del nuovo album. È organico, potente e bellissimo. Per quest’album ho usato tanti elementi elettronici. Mi sono ispirato al lavoro con John McEntire dei Tortoise e The Sea And Cake per il mio solo album ‘Behind The Shadow Drops’. Volevo creare un pattern unico un po' come i primi lavori di Philip Glass.

Cosa è successo con Yasunori Takada?
Tutto ciò che posso dire è che probabilmente ha deciso di seguire altre strade. Il nuovo drummer è americano e il suono della band con il suo ingresso in line-up è cambiato. E’ davvero fantastico e anche se i pezzi erano già stati scritti prima del suo arrivo ha trasmesso un’energia, una vitalità e una potenza che sarebbero state inimmaginabili senza di lui.

Avete lanciato delle audizioni per sostituirlo? Come avete trovato Dahm Majuri Cipolla?
Nel Dicembre 2017 abbiamo informato Jeremy, il proprietario di Temporary Residence, del suo abbandono. Abbiamo chiesto a lui se conoscesse qualcuno da presentarci e ci ha consigliato  Dahm Majuri Cipolla dicendoci che era un bravo ragazzo, serio e con una grande esperienza di tour e registrazioni alle spalle. Con Jeremy abbiamo un’amicizia di vent’anni e quindi ci fidiamo ciecamente. Poco dopo ho girato a Dahm un paio delle nuove canzoni, in formato demo, e abbiamo fissato una sala a Tokyo per Febbraio 2018. In quel periodo abbiamo ricevuto tante email da tutto il mondo di batteristi che chiedevano un’audizione ma alla fine non c’è stato bisogno di chiamare nessuno. Quando lo abbiamo incontrato ci ha detto di essere un fan di lunga data dei Mono e di averci visto suonare dal vivo negli States più volte. Sapeva già molte canzoni e tutto si è svolto regolarmente.
 
Tamaki canta in ‘Breathe’, forse il miglior pezzo dell’album. Puoi darci qualche dettaglio in più?
Con ‘Breathe’ volevo trasmettere qualcosa con delle parole. Negli ultimi anni la band è cresciuta e le persone che hanno cominciato a starci intorno e a causa del loro ego ci hanno annoiato con problemi che non hanno nulla a che vedere con la creatività. Eravamo al punto di non potere più respirare e volevo quindi esprimere il nostro desiderio di riprendere il controllo e spingerci avanti. Quando ho detto a Tamaki che volevo che cantasse, è rimasta sorpresa ma ho subito pensato che fosse la persona più capace di esprimere il significato del testo. Alla fine il suo cantato è più bello di quello che mi sarei immaginato ed è in grado di produrre una eco fortissima nel cuore delle persone.
 
Qual è il significato dietro a ‘Meet Us Where The Night Ends’?
Si basa sulla frase che ho condiviso con gli altri membri quando stavamo per scioglierci ovvero “there must be light ahead of this darkness".

Il cortometraggio girato da Julien Levy è davvero impressionante. Com’è stata l’esperienza? Tutte le lavandere di Tokyo fanno così paura?
Sì, effettivamente sono posti spaventosi. Ero molto vicino a Julien, il regista. Abbiamo una sensibilità simile, vive a Tokyo e ogni tanto usciamo per bere qualcosa e parliamo di arte per ore. Personalmente mi piace come ha fatto apparire Tokyo ovvero caotica, ricca di solitudine nonostante non ci sia un vero posto dove stare tranquilli. E’ difficile trovare quello che cerchi e nel profondo del tuo cuore nasce un grido di aiuto. Per ‘After You Comes The Flood’ abbiamo pensato di realizzare un cortometraggio collaborativo.
 
Ti piacerebbe realizzare una colonna sonora in futuro?
Assolutamente sì. Abbiamo fatto qualcosa del genere in passato ma vorrei cimentarmi ancora con una colonna sonora. L’importante è che la sceneggiatura sia di valore.
 
Qual è il vostro bestseller?
Credo che ‘Hymn To The Immortal Wind’ sia l’album che ha completato uno dei nostri stili. È il decimo anniversario di quell’album e lo suoneremo per intero al Roadburn Festival con il quartetto d’archi di Jo Quail.  
 
E i tuoi album preferiti del 2018?
Johann Johannsson / Englaborn & Variations
Philip Glass / The Hours / Distant Figure
Thom Yorke / Suspiria OST

Cosa dobbiamo attenderci dal concerto di Bologna?
Nel nostro nuovo show includiamo sia pezzi nuovi che classici della band. Ci vediamo presto!

(parole di Takaakira 'Taka' Goto)

Mono
From Giappone

Discography
Under the Pipal Tree (2001)
One Step More and You Die (2002)
Walking Cloud and Deep Red Sky, Flag Fluttered and the Sun Shined (2004)
You Are There (2006)
Hymn to the Immortal Wind (2009)
For My Parents (2012)
The Last Dawn (2014)
Rays of Darkness (2014)
Requiem for Hell (2016)
Nowhere Now Here (2019)
Pilgrimage of the Soul (2021)