-Core
Vök
Islanda
Pubblicato il 14/02/2019 da Lorenzo Becciani

I Vök stanno continuamente crescendo ed in questi anni avete raggiunto diversi obiettivi ragguardevoli. Cosa speri che possa portarvi ‘In The Dark’?
La possibilità di suonare in locali più grandi e naturalmente fare crescere ancora di più la nostra adorata fanbase.

Quanto è stato difficile iniziare un nuovo processo creativo dopo il successo di ‘Figure’? Cosa desideravate cambiare o migliorare stavolta?
Il processo è stato eccitante. Volevamo cambiare direzione sonora e provare qualcosa di nuovo. Abbiamo deciso di muoverci attorno al genere indie-pop da cui la nostra prima hit ‘Before’ si era originata. Dal punto di vista sonoro l’obiettivo era ottenere un sound alternative-indie-pop con un sacco di vibrazioni nostalgiche.
 
Com’è stato lavorare con James Earp? Vi ha spinto oltre la vostra abituale “comfort zone”?
Sicuramente è stato così. Non avevo mai registrato la voce in quel modo e mi ha saputo spingere oltre i miei limiti. Così chi ascolta potrà rimanere sorpreso da una versione più da diva della mia voce o almeno più potente di quella che avevo in passato.  

Secondo voi siete ancora facilmente riconoscibili come band islandese oppure no? Di sicuro il vostro sound adesso è più internazionale e arioso...
Credo che ci non conosce possa avere qualche dubbio. Magari il nostro materiale precedente era più riconoscibile ma adesso, come dici tu, siamo decisamente più internazionali.  
 
Prova a recensire ‘Night & Day’ e ‘Spend The Love’ per i nostri lettori..
‘Night & Day’ è una canzone piuttosto triste. La storia parla di una persona dal cuore spezzato che deve confrontarsi col passato e non riesce ad ammettere a sé stesso che la relazione si è chiusa definitivamente. Questo lo spinge a riprovarci ma senza successo. ‘Spend The Love’ è nato come gay anthem e non doveva inizialmente finire su ‘In The Dark’. A Einar però il pezzo è piaciuto tantissimo e quindi è stata inclusa in scaletta. Adoro suonare ‘Spend The Love’ dal vivo perché è il tipico pezzo che non può lasciare indifferente il pubblico. Il groove è evidente ma allo stesso tempo è caratterizzato dall’urgenza di cercare sempre qualcosa, di provare a riempire il vuoto con cose che non hanno più vita. La felicità non si può acquistare in alcun modo ma possiamo trascorrere impiegare il nostro amore in maniera totalmente libera. Questo è il messaggio che desideriamo trasmettere col testo.
 
Quali sono le altre tracce chiave a tuo parere?
Abbiamo avuto un approccio personale ad un paio di concept che si uniscono tra loro quindi è difficile individuare una traccia singola. Il miglior modo di analizzare il concept è quello di ascoltare l’album dall’inizio alla fine e vederlo come una specie di guida. Volevo spiegare certi problemi che ho vissuto personalmente, come mi hanno afflitto e come ci ho lavorato per poterli risolvere. Credo che gli ascoltatori possano riflettersi in queste parole, rimanerne intrappolati e, mi auguro, adottarle nei loro pensieri. Il che spesso comporta andare avanti e fregarsene il più possibile. In generale non desidero trasmettere un messaggio specifico con le liriche. Spesso sono solo il riflesso di emozioni che sperimento durante il processo di composizione e scrittura. A volte sono l’immagine di qualche messaggio ma è più raro.

Come sono cambiate le vostre vita con il successo sempre crescente che state sperimentando?
Per ora non molto. Siamo solo più vecchi e saggi.  
 
Quali sono stati i migliori ed i peggiori momenti della vostra esperienza con gli Editors?
Le esperienze positive sono state numerose, dal rapporto con la crew al fatto di suonare in arena così grande. Tutti i ragazzi della band sono fantastici. L’unico aspetto negativo è che sono stata malata per buona parte del tour.

Amate ancora la pura bellezza dei vostri EP? Quali sono le memorie più belle legate a quelle sessioni di registrazione?
Hanno rappresentato un grande inizio per noi. Il primo EP è stato così innocente ed eccitante. L’aspetto più divertente è sempre imparare come finire un pezzo, registrare in posti diversi dal solito e riuscire a cantare attorno agli strumenti. All’inizio avevamo un sacco di pressione a causa della vittoria alla “Battle of the Bands” e il tempo è servito per trovare la nostra identità sonora.
 
Possiamo considerare Vök e Hatari come il bene ed il male, la luce e l’oscurità?
Ahahaha.. non direi che sono il male ma di sicuro sono più dark!
 
Dove hai bevuto il caffè migliore? Londra o Reykjavík?
Al Blue Bottle negli Stati Uniti. In Islanda senza dubbio al  Reykjavík Roasters.

(parole di Margrét Rán Magnúsdóttir)

Vök
From Islanda

Discography
Figure (2017)
In The Dark (2019)
Vök (2022)