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SPV
Germania
Pubblicato il 12/01/2019 da Lorenzo Becciani

In occasione dei 35 anni di gloriosa esistenza della SPV siamo andati ad intervistare Olly Hahn per tracciare i capitoli principali di una storia che è parte integrante della crescita musicale di ognuno di noi. Oltre a possedere in catalogo centinaia di band che hanno marcato a fuoco l’evoluzione della musica hard rock e heavy metal, SPV ha vissuto momenti epici, grandi riscontri commerciali ma anche crisi e rischi di fallimento. In qualche modo l’etichetta è riuscita a mantenere la sua forte impronta sul mercato e ancora oggi le sue uscite sono tra le migliori dello scenario internazionale.

Ti ricordi quando sei entrato in contatto con la musica hard rock e heavy metal?  
Gli Smokie sono stati la prima band di cui sono stato fan e che ho visto dal vivo. Poi nel 1979 mio padre mi disse che avrebbe voluto comprarmi un disco per il mio compleanno. Stavo cercando il nuovo album degli Abba ma poi rimasi colpito dalla copertina di ‘Alive II’ dei Kiss. Non avevo idea di cosa fosse ma me lo feci comprare ugualmente. Misi sul piatto il primo lato e quando ascoltai ‘Detroit Rock City’ compresi immediatamente che quella sarebbe stata la mia musica preferita. Il secondo album che acquistai fu ‘No Mean City’ dei Nazareth, anche quello soprattutto per la copertina. Un grande album e, insieme ai Kiss, una delle mie band preferite di sempre.

Preferivi i piccoli gruppi underground oppure quelli più famosi?
Nel 1980 vidi i Kiss per la prima volta ad Hannover per l’Unmasked Tour. C’era un piccolo gruppo di supporto che si chiamava Iron Maiden. Non avevo idea di cosa aspettami ma appena salirono sul palco mi venne voglia di comprare il loro disco. Dopo altri classici come Judas Priest, Saxon, Motörhead  e Scorpions iniziai a seguire formazioni meno conosciute. Ricordo che ogni martedì ascoltavo il programma HM di Tony Jespers su BFBS. In quel modo conobbi Tygers Of Pan Tang, Samson, Riot e Twisted Sister.
 
La prima release in assoluto di SPV fu ‘Common Time Heroes’ degli Hardware. Sei ancora in contatto con la band?
Sono in buoni rapporti col chitarrista Jörg Franz e nel 1985 lanciai pure il loro fan club, in concomitanza con il loro secondo album ‘In Cold Blood’.
 
Come si è sviluppato il movimento metal in Germania?
Nei primi anni ‘80 c’erano Scorpions e Accept ma anche un sacco di altri ottimi gruppi underground come Bullet, Steeler, Fargo e Trance. Quando i Warlock firmarono per major tutta la scena esplose e vennero fuori Grave Digger, Helloween e Rage che nel giro di breve tempo divennero famosi in tutto il mondo. A quel punto riviste importanti come Metal Hammer e Rock Hard cominciarono a scrivere della scena tedesca.

Puoi farci un breve riassunto della storia dell’etichetta? Chi l’ha fondata?  
A fondarla è stato Manfred Schütz che aveva un negozio di dischi ed un’azienda di distribuzione chiamata Boots. Quando nacque SPV, nel 1984, eravamo partner di distribuzione di etichette come Metal Blade, Noise, Music For Nations e Roadrunner. Di conseguenza cominciammo a distribuire dischi di Metallica, Manowar, Slayer, Helloween e molti altri. Steamhammer è stata chiamata così perché in quel periodo era la sua band preferita. Le prime formazioni che mettemmo sotto contratto furono Sodom e Destruction e poi seguirono Steeler, Satan, Hittman, Assassin, Iron Angel, Risk, Heavens Gate, Sortilege, Sieges Even oltre alle licenze per Metal Church, Laaz Rockit, Leatherworlf, Hawaii e Trouble. Negli anni abbiamo avuto l’occasione di pubblicare dischi di Judas Priest,  Motörhead, Saxon, Whitesnake, Alice Cooper, Kreator e Helloween e questo ovviamente ci riempe d’orgoglio. Nel roster attuale ci sono Sodom,  Axel Rudi Pell, Running Wild, Magnum, Molly Hatchet, Freedom Call, The Outlaws, Ravven, Bullet e Vicious Rumours giusto per fare qualche nome.

Quando ti sei unito al team?
Esattamente nel Luglio del 2001. In passato lavoravo ad una compagnia di promozione chiamata CMM per la quale seguivo anche le band della Steamhammer. In quell’anno venni assunto e come A&R misi sotto contratto Yngwiee Malmsteen, Rage e Magnum.
 
Qual è il tuo ruolo attualmente? Di cosa ti occupi?
Adesso sono il capo di Steamhammer e mi occupo del lavoro di A&R e produzione per le band. Il mio collega Björn von Oettingen si occupa della parte promozionale. Ogni giorno è diverso e quindi non seguiamo una routine specifica. Di sicuro non ci annoiamo.
 
Qual è il contratto standard che proponete alle band?
Un contratto di licenza. È piuttosto comune al giorno d’oggi. Sono circa cinque pagine quindi niente di complicato.
 
Festeggiare trentacinque anni è davvero un grande anniversario. Quali sono gli album di cui siete maggiormente orgogliosi?
É una bella domanda. Per me il 2008 è stato l’anno migliore. Ho seguito la parte manageriale di ‘Good To be Bad’ dei Whitesnake e di ‘Motörizer’ dei Motörhead ed entrambi i dischi entrarono nella Top 5 tedesca e vendettero tantissimo. In quel periodo ‘25&Alive Boneshaker’ ricevette l’album d’oro.

Quali sono i vostri tre bestseller?
Direi ‘Jugulator’ dei Judas Priest, ‘Inferno’ dei  Motörhead, ‘Good To Be Bad’ dei Whitesnake e ‘Live At The Greek’ di Jimmy Page e Black Crowes. Ma il più grande di tutti è stato ‘Agent Orange’ dei Sodom!
 
Come giudichi la situazione attuale del music business?
Cerco sempre di pianificare con tre anni di anticipo e mi trovo bene con questo metodo. Nessuno sa bene cosa succederà. HMV è andata di nuovo in amministrazione controllata nel Regno Unito quindi un sacco di altri negozi chiuderanno, il mercato digitale in Germania attualmente supera il 50% ma di sicuro vale sempre il motto “Metal is the law!!!”.

Che rapporti avete con altre etichette come Century Media, Nuclear Blast, Roadrunner...
Abbiamo distribuito quasi tutte le etichette in passato. Da quando Cees Wessels ha venduto Roadrunner abbiamo perso i contatti. Conosciamo tutte le persone che lavorano per Century Media, Metal Blade e Nuclear Blast, ci incontriamo ai festival oppure ai concerti più importanti e facciamo delle grandi chiaccherate sulle band e sul mercato in generale.
 
Quali sono stati i tuoi album preferiti del 2018?
Sono stato letteralmente spazzato via da ‘Firepower’ dei Judas Priest. Non avrei mai creduto che fossero in grado di pubblicare un altro capolavoro.
 
E invece le migliori release della SPV del 2018?
Dal punto di vista delle vendite ‘Lost On The Road To Eternity’ dei Magnum e ‘Knights Call’ di Axel Rudi Pell ma anche ‘Dust To Gold’ dei Bullet e ‘Beast Reborn’ dei Mob Rules hanno fatto molto bene.
 
(parole di Olly Hahn)

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