-Core
Horrendous
USA
Pubblicato il 08/10/2018 da Lorenzo Becciani

Quando avete iniziato a comporre il materiale per ‘Idol’? É stato un processo complicato?
(Jamie) Nell’Estate del 2016, più o meno quando eravamo in tour con i Tribulation. Fino al termine dell’anno la scrittura è stata piuttosto sporadica, a quel punto abbiamo iniziato a concentrarci sul serio sul processo ed a Marzo del 2017 abbiamo dato il via alle registrazioni che sono proseguite fino a Dicembre. Sono state lunghe settimane, estenuanti per chiunque è stato coinvolto direttamente. Le canzoni portano con sè molto di quello stress oltre al terrore socio-politico ed esistenziale che permea il mondo occidentale in questo periodo. L’album è stato registrato, mixato e masterizzato da Damian al Subterranean Watchtower Studios nel Nord della Virginia, non lontano da Washington D.C. ‘Idol’ è un distillato delle crisi personali e internazionali che hanno colpito noi e chi amiamo negli ultimi due anni.

Cosa desideravate migliorare o cambiare dopo ‘Anareta’?
(Jamie) Non ci eravamo imposti niente di specifico ma è vero che, album dopo album, cerchiamo di spingerci su livelli più elevati di songwriting e musicalità e lasciare che le nostre idee si muovano in diverse direzioni. Damian ha provato nuove tecniche di registrazione che hanno sicuramente pagato e Alex, il nostro nuovo bassista, ci ha fornito nuove idee per il mixaggio. Ci siamo permessi di sperimentare ritmiche, armonie e suoni di chitarra e basso.
 
Come costruite le linee vocali?
(Jamie) Stavolta ci abbiamo speso un sacco di tempo. Ritengo che le nostre vocals si distinguano tra tutte quelle del movimento death, sia in termini di tonalità che di abilità. Vogliamo che rappresentino un complemento alla musica, che aggiungano profondità come un ulteriore strumento.
 
Com’è il processo di songwriting in generale? Componete insieme in sala prove?
(Jamie) Normalmente portiamo degli scheletri di canzone in sala prove. Di solito sono molto grezzi e ognuno di noi aggiunge elementi. Dopo qualche jam le nostre diverse prospettive tendono a conciliare le idee nel modo giusto. Quando entriamo in studio le canzoni sono  totalmente complete in termini di batteria, basso e chitarra ritmica. A quel punto aggiungiamo voci, chitarra solista e qualche altra complessità. É divertente vedere come un pezzo si evolve e prende forma.

Cosa volete esprimere con le vostre liriche? Su Metal Archives c’è scritto che i vostri temi sono death, gore e rianimazione..
(Jamie) Si riferiscono soprattutto ai nostri primi demo. Probabilmente nessuno ha aggiornato la pagina da nove anni a questa parte. Attualmente copriamo diversi range di argomenti ma cerchiamo di focalizzarci soprattutto su quelli filosofici e socio-politici. Magari non sono diretti come nell’ambiente punk. Oltre ad essere pieni di significato, i testi contribuiscono alle atmosfere ed al tono di ciascuna canzone.

Chi si è occupato dell’artwork?
(Jamie) È stato Brian Smith, che collabora con noi da tre album. L’artwork è nato prima dell’album e gli abbiamo chiesto di usarlo perché pensavamo che si adattasse bene al significato delle canzoni. Non sappiamo quindi cosa intendesse esprimere al momento di realizzarlo ma ci piace pensare che rappresenti un manifesto di tutti gli idoli che cercano di esercitare potere nelle nostre vite. L’album è un invito ad affrontare questi idoli e tentare di sconfiggerli.

Qual è il pezzo chiave dell’album a tuo parere?
(Jamie) È difficile da dire. Credo però che ‘Soothsayer’ emerga dalla scaletta perchè contiene spunti interessanti e soluzioni che non avevamo mai sperimentato prima. Anche ‘Golgothan Tongues’ è un pezzo molto importante, potente sotto il lato emotivo e abile a descrivere i temi dell’album.

Cosa ricordate delle recording session di ‘Sweet Blasphemies’? Quanto si è evoluto il vostro stile in tutti questi anni?
(Jamie) Non ce lo chiedevano da tanto tempo! Stilisticamente abbiamo cercato di trovare la nostra strada fin da quel momento, combinando le nostre influenze in ambito death, thrash e punk in un suono che funzionasse soprattutto per noi. Non pensavamo sicuramente di crescere così tanto. Quelle sessioni furono divertenti e ci insegnarono molto. Non avevo mai registrato come batterista e sapevo a malapena cosa stavo facendo. Registrammo il demo in un fine settimana senza cercare un suono specifico. Usamo un magazzino vicino al campus dell’università.
 
Escono decine di dischi death ogni anno. Cosa pensate che gli Horrendous possano offrire in più a tutte le altre band?
(Jamie) Non sono d’accordo con chi dice che siamo solo una band death. Impieghiamo un sacco di tempo nel modellare i nostri pezzi con idee musicali piuttosto varie e non ci poniamo alcun limite. Non ci importa di rimanere fedeli alle radici death e cerchiamo di metterci continuamente alla prova. É un periodo per il metal in cui buona parte delle band tentano di imitare i classici e lo trovo disdicevole. Seguo solo chi persegue le proprie idee.  Scorched, Crypt Sermon, Artificial Brain, Pyrrhon ed i ragazzi di The Blood Incantation e Spectral Voice che sono nostri amici.
 
Come siete entrati in contatto con Season Of Mist? Quali sono le vostre band preferite in catalogo?
(Jamie) Li conosciamo da tempo e Michael è sempre interessato a nuove band. Quando ci abbiamo parlato la prima volta abbiamo capito subito che poteva funzionare. Ringraziamo Dark Descent ma passare a Season Of Mist era un’opportunità importante per raggiungere un pubblico più vario ed esteso. In catalogo adoro Cynic e Atheist. Un tour con loro sarebbe fantastico ma non credo che avverrà mai..
 
Quali sono i vostri piani adesso?
(Jamie) Qualche data nel Nord Est e altre che aggiungeremo nella prima parte del 2019. Stiamo cominciando a fissare i festival estivi tra cui il Graveland Fest in Olanda a Maggio.  
 

Horrendous
From USA

Discography
The Chills 2012
Ecdysis 2014
Anareta 2015
Idol 2018