-Core
Árstíðir
Islanda
Pubblicato il 31/05/2018 da Lorenzo Becciani

Seguo la band dagli inizi e sono rimasto totalmente sconvolto quando vi ho visto la prima volta a Iceland Airwaves.  Allo stesso tempo c’è ancora tanta gente che non vi conosce. Volete sottolineare quelle che sono state le vostre fondamenta e i passaggi chiave in carriera fino a questo momento?
Siamo una band islandese e stiamo per pubblicare il nostro quinto studio album intitolato ‘Nivalis’. In dieci anni abbiamo costruito una fanbase devota e distribuita su oltre trenta nazioni, abbiamo avuto una hit virale su YouTube e combattuto disastri naturali e culturali. La coincidenza ha voluto che la band si formasse lo stesso mese del crash bancario del 2008 e che si sia imbarcata nel primo tour europeo lo stesso mese che il vulcano Eyjafjallajökull eruttò.

Quali erano le vostre ambizioni ad inizio carriera? Quanto sono cambiati i vostri obiettivi adesso?
All’inizio eravamo semplicemente tre amici che amavano passare del tempo assieme e ascoltare vecchi vinili o suonare le loro chitarre. Siamo sempre stati innamorati delle armonie vocali e di tutti i trucchi che servono per valorizzarle. Ci siamo resi conto che in Islanda non c’erano band di questo tipo e quindi abbiamo cercato di riempire quel vuoto. Le reazioni che abbiamo avuto ai primi concerti  sono state superiori alle aspettative e questo ci ha spinto ad andare ancora più lontano.

La vostra musica è stata classificata come progressive rock, indie folk, chamber folk e pop, neo-classical ecc.. Ritenete che tale difficoltà di classificazione possa rendere difficile la promozione della band?
Assolutamente. É l’imbarazzo dell’arte: se fai musica che suona come tanta altra, sarà facile venderla, perché il consumatore finale sa cosa attendersi. Ma se fai musica meno ordinaria devi essere preparato ad una lunga strada. Visto che le nostre canzoni trascendono i generi, non ci siamo limitati ad operare in una sola scena. Possiamo suonare ai festival indie, andare in tour con gruppi metal e vincere folk music awards. Siamo capaci di attrarre fan un po' dappertutto e questa è la nostra forza.
 
Come siete entrati in contatto con Season Of Mist? Non siete una band metal quindi è un matrimonio alquanto singolare..
Il fatto è che è molto difficile mettere un’etichetta alla nostra musica e quindi non siamo semplici da distribuire sul mercato. Questo però rende la nostra musica unica. Esattamente come le metal band, gli Árstíðir hanno fan molto fedeli e la Season Of Mist lo ha capito. In questi anni ci siamo imbattuti in veri squali dell’industria musicale e pure la Sony aveva intenzione di metterci sotto contratto. Alla fine però ci hanno mollato. Hanno intravisto del potenziale ma probabilmente non avevano idee chiare su come promuoverci. La Season Of Mist è l’unica label che ha avuto le palle di farlo.

Seasons, Sleep State Return, Spheres, Lost Past e adesso Snow. C’è un collegamento tra i titoli dei vostri album?
Di sicuro la natura gioca un ruolo importante nella musica. É per questo che ci siamo chiamati  Árstíðir (Seasons in islandese). Nel nostro paese le stagioni sono drasticamente diverse l’una dall’altra e portano stati mentali quasi all’opposto che ti inducono a comportarti in un certo modo, pensare e comporre. Una sorta di linea rossa che metaforicamente unisce i capitoli della nostra discografia.
 
Com’è stato lavorare con  Sakaris Emil Joensen agli Orgelsmiðjan e E7 Studios?
Sakaris è un brillante produttore e, durante le sessioni di registrazione di ‘Nivalis’, è stato per noi come George Martin fu per i Beatles di ‘Sgt. Peppers’. La sua forza sta nel capire quello di cui abbiamo bisogno in qualunque genere decidiamo di muoverci. Sa esattamente quello che serve per migliorare un pezzo e come dovrebbe suonare alla fine. Essendo originario delle Isole Far Oer ha una mentalità simile alla nostra e anche questo è importante. Arrivavamo entrambi tardi allo studio.

Vi siete ispirati a qualche album particolare in termini di produzione?
Ormai siamo piuttosto esperti anche perché in passato abbiamo lavorato con produttori e ingegneri della masterizzazione incredibili come Ólafur Arnalds, Nils Frahm e Glenn Schick. I nostri standard in termini di registrazione sono molto elevati e vogliamo un suono estremamente pulito. Ogni canzone la consideriamo come un album a sé stante, lavoriamo moltissimo sulla strumentazione e sugli arrangiamenti ma non usiamo alcun template. Finché un pezzo non ci convince al massimo non lo inseriamo in scaletta anche se all’inizio non sappiamo mai come sarà il risultato finale e questo ci spinge a scrivere più materiale di quello di cui in realtà abbiamo bisogno.
 
Le liriche sono davvero evocative, capaci di richiamare immagini potenti e trasportare in un’altra dimensione. Ascoltando le vostre canzoni sembra quasi di ascoltare poesia messe in musica..
Il nostro scopo è quello di essere più onesti possibile. Non possiamo scrivere musica in cui non crediamo e non possiamo forzarci a suonare qualcosa che non sentiamo nostro. Questo è il motivo per cui evochiamo sentimenti simili a quelli che prova il nostro pubblico.

Quanto è difficile emergere in una scena come quella islandese non chiamandosi Sigur Rós?
Essere una band islandese è grandioso dal punto di vista creativo. La scena musicale è molto dinamica e ispira creatività sotto tutti gli aspetti. Allo stesso tempo, ci sono tanti artisti di talento in un luogo molto piccolo che non conterrà mai abbastanza pubblico per loro. Per questo, come del resto hanno fatto pure i Sigur Rós, dobbiamo cercarci i fan all’estero.  
 
Qual è il vostro rifugio segreto a Reykjavik?
Toppstöðin è una vecchia centrale elettrica che viene usata da artisti e imprenditori. Abbiamo scritto lì ‘Hvel’ ed è ancora l’hub della nostra attività.

L’anno scorso ero in prima fila allo show dei Mumford & Sons che avete aperto in maniera straordinaria. Quali sono i vostri piani per promuovere l’album? Pensate ad un tour da headliner oppure a delle date di supporto ad una band più grande?
Penso che faremo entrambe le cose. Aprire per band più grande è un modo di esporci a nuovi fan come è successo di recente con i Sólstafir ma ci piace anche organizzare delle date per conto nostro e potere suonare il nostro show da un’ora e mezzo ed entrare in connessione col pubblico.

Pensate di collaborare ancora con Anneke van Giersbergen in futuro?
Ci piacerebbe se arrivasse l’opportunità. Siamo ottimi amici e ci incontriamo appena possiamo. Lo scorso dicembre suonammo ad Amburgo e Anneke era in città con i Vuur. Dopo lo show ci siamo visti e abbiamo fatto festa tutta la sera.  

Árstíðir
From Islanda

Discography
2009: Árstíðir
2011: Svefns og vöku skil
2015: Hvel
2016: Verloren Verleden
2018: Nivalis
2021: Pendúll