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ELEM
Italia
Pubblicato il 05/03/2018 da Lorenzo Becciani

Prima di tutto direi di presentare il progetto a chi ancora non vi conosce..
E' accaduto per puro caso, ci siamo incontrati durante una serata di elettronica, Marco, Fabrizio ed Emanuele avrebbero dovuto suonare ciascuno il proprio live e io, Loredana, avrei dovuto occuparmi della parte visual dei tre live. Ma prima di salire sul palco decidemmo di lanciarci in un'improvvisazione collettiva e suonare tutti assieme. La cosa funzionò fin dal primo momento e decidemmo di mettere su un progetto elettro\visual d'improvvisazione elettronica. Possiamo dire di essere nati nel migliore dei modi: suonando dal vivo.

Siete "cresciuti" all'Ex Asilo Filangieri occupato. Che tipo di ambiente avete trovato? Come si sono evoluti i centri sociali da quando eravate giovani ad oggi?
Bisogna fare due precisazioni: innanzitutto non siamo cresciuti lì, ma solo nati, anche se poi supportati in varie occasioni dalla comunità dell'Asilo; poi, l'Asilo non è uno spazio occupato, bensì il primo spazio in Italia dove è stato messo in pratica l'uso civico urbano, che è poi stato preso a modello altrove. E' un ambiente molto eterogeneo, prevalentemente animato da artisti che cercano di mettere in pratica modalità di fare comune, di relazione e di cooperazione diverse da quelle consuete. Credo che rappresenti bene una nuova fase dei centri sociali rispetto a un tempo.

In termini sonori come vi collocate nello scenario italiano?
Siamo sperimentatori e guastatori

Potete rivelarci qualche dettaglio sulla strumentazione che avete utilizzato in studio? Avete optato prevalentemente per l'analogico o il digitale?
Il nostro modo di lavorare non parte da una preferenza per l'uno o per l'altro: è chiaro che certe cose vengono meglio utilizzando strumentazione analogica, per esempio per alcuni bassi e poi per la compressione del segnale, tuttavia usando molto il campionamento è stato inevitabile affidarsi molto anche al dominio digitale. Diciamo che, se un suono è bello, se una soluzione funziona, non importa con cosa sia stata realizzata. Comunque, per gli appassionati, possiamo dire che abbiamo usato, tra le altre cose, uno Jupiter 8, un modulare, ma anche una Wavestation A/D.

Nello specifico la produzione ed il mixaggio dell'album sono più legati ad influenze estere o di casa nostra?
Noi siamo cittadini del mondo e la nostra casa non è ubicata in un luogo specifico, ma in un contesto specifico. Ovviamente il contesto in cui vivi ti permea nel bene e nel male, ma se sei uno spirito critico e libero ti nutri di ciò che di bello ha da insegnarti l' universo tutto. Detto questo, il nostro lavoro in campo produttivo e di mix è il frutto di tante culture e di tante esperienze di cui ci siamo avidamente nutriti: c' è la cultura politica nostrana degli indiani metropolitani; c' è la cultura del mix che parte da cassa e rullante figlia di Lee Perry; c'è la parte video che mi ricorda la psichedelia di Rick Griffin ed il minimalismo di Mark Rothko.

'Godere Operaio' è un titolo che sa tanto di CCCP, CSI e "chiaramente" 99 Posse. Come lo avete scelto? C'è un concept particolare che unisce le varie tracce?
ll nome dell'album nasce da un'espressione di Gandalf il Viola - esponente degli "Indiani Metropolitani", l'ala libertaria e creativa del movimento politico italiano della seconda metà degli anni '70 - usata in una celebre conferenza stampa, che giocava provocatoriamente sull'assonanza con "Potere operaio", storico gruppo della sinistra extraparlamentare. Nel disco però troviamo anche altre voci importati, da quella di Jello Biafra che mette in musica la follia della propaganda americana durante la Guerra del Golfo del '91 a quella di Emma Goldman che "danza" in onore dell'anarchia e dei diritti umani. Godere Operaio è un gioco di parole che ben sintetizza l'anima di ELEM, che è un progetto multimediale d'improvvisazione audio\visiva teso al piacere consapevole.

In generale che tipologia di messaggio intendete trasmettere con le vostre canzoni?
Crediamo tanto l'arte quanto la politica possano essere validi strumenti per il raggiungimento di una giustizia sociale. Ma bisogna precisare che se la politica non esiste senza comunicazione, l'arte non ha nulla a che fare con la comunicazione perché l'arte è resistenza. Per questo motivo tutto è politica e non tutto è arte. Resistenza è un concetto cruciale del nostro modo di concepire sia l'impegno politico, sia il nostro modo di fare arte.

Sei un'apprezzata visual artist e regista. Quanto sono importanti i visual per gli ELEM? Cosa dobbiamo attenderci dalle vostre performance dal vivo?
ELEM è un progetto nato durante un live, l'attitudine alla performance è nel DNA del progetto. I nostri live sono strutturati in maniera tale che suono e immagine siano legati da una relazione percettivo-sensoriale in cui il pubblico non riesca più a distinguere, tra cosa è suscitato dalle frequenze sonore e cosa invece è suscitato dalle frequenze di colore. Gli antichi greci parlavano di sinestesia per descrivere il fenomeno percettivo-sensoriale attraverso cui una sollecitazione sensoriale stimola un'altro centro sensoriale... ne parliamo come se fosse qualcosa di modernissimo ma in realtà pare che già Aristotele avesse elaborato un sistema di relazione tra le 7 note musicali e i 7 colori dell'arcobaleno; è nota inoltre la teoria di Pitagora secondo cui la geometria sia musica solidificata. A partire dal XVIII sec inoltre si iniziò a studiare la morfologia delle onde sonore fino a giungere alla cimatica degli anni '60. In sintesi si può dichiarare che in fisica come in arte non esiste una gerarchia tra suono o immagine, ma esiste una relazione che suggerisce un senso altro...

Come è nata la scelta di riprendere 'This Is Religion' dei Public Image Ltd?
Ho campionato la voce di John Lydon in ‘Religion’ dei PIL col mio Akai S950 nel cretaceo, da allora ho sempre desiderato trovare il contesto adatto per utilizzarla, contesto che trovai nei live di ELEM. Quando poi abbiamo deciso d' inserire il pezzo nel disco siamo stati obbligati a rinunciare al campione per ovvi motivi di copyright e ci siamo avvalsi della validissima voce di Michelangelo Dalisi.

Quali sono gli altri passaggi chiave dell'album e perché?
C'è "Godere Operaio (Theory)" con la voce di Slavina aka Silvia Corti che tratta argomenti per noi molto importanti come dominio, sessimo e maschilismo. Temi purtroppo molto attuali. C'è invece un passaggio mancante che spero riusciremo a risolvere nel prossimo lavoro, trovare un modo per interagire con le immagini come facciamo dal vivo.

(parole di Loredana Antonelli)

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Discography
Godere Operaio (2018)