-Core
Crucifyre
Svezia
Pubblicato il 13/02/2018 da Lorenzo Becciani

Cos’è ‘Post Vulcanic Black’? Avete scoperto un nuovo genere?
‘Post Vulcanic Black’ è legato al modo con cui la società cerca di conformarci fin da quando siamo bambini attraverso la scuola, la religione ed il lavoro. Negli ultimi cinquant’anni avevamo compiuto dei passi in avanti in certi ambiti ma adesso sembriamo tornati indietro. L’unica differenza è che abbiamo un pezzo di tecnologia in mano ventiquattro ore al giorno invece della Bibbia. Citando Bob Dylan: “Don’t follow leaders, watch parking meters!”. In pratica il messaggio del pezzo è rivoltarsi nei confronti delle autorità che cercano di sottometterci. Ho preso il titolo da una biografia che ho letto. Il protagonista faceva riferimento al colore dei vestiti delle suore della scuola cattolica di Manchester negli anni ‘60. Pronunciare “vulcanic” invece di “volcanic” possiede una vibrazione celtica in più. Celtic Frost uhh… Non credo che abbiamo scoperto un genere. In realtà non ci interessano molto. Ci piace la buona musica, quella che ti fa tremare le ossa e ti riempe l’anima. In questo credono i Crucifyre!

Quando avete cominciato a comporre le nuove canzoni?
La prima canzone ad essere scritta è stata ‘Mother Superio’s Eyes’ che risale all’estate di quattro anni fa. Una sorta di post punk, grigio e deprimente che puoi trovare in qualche altra band nordica oppure nei classici di Bauhaus e Joy Division.

Cosa desideravate modificare o migliorare rispetto ai primi due album?
Nulla. ‘Post Vulcanic Black’ è un’opera a sé stante come le altre due. Volevamo sicuramente continuare sulla strada di pezzi come ‘Hail Satan’ e ‘One And One Is One’. Continuare a scrivere musica heavy, magica e selvaggia con grandi dinamiche e tanta attitudine. Tutte caratteristiche che difficilmente si riscontrano nella musica di oggi. Sono orgoglioso dell’album nella sua interezza ma non ci siamo mai messi a discutere su cosa avremmo potuto migliorare. Abbiamo semplicemente cercato di scrivere dei pezzi killer!

Perchè avete scelto di registrare con Erik Holmberg?
Perché era stato coinvolto anche nella registrazione degli altri album e nessuno più di lui sa come lavoriamo e quello che cerchiamo in termini sonori. Ha un nuovo studio a Stoccolma che si chiama K51 e ci troviamo bene con lui. Anche stavolta abbiamo voluto un suono heavy e organico. Dal primo giorno le influenze sono state le solite ovvero Black Sabbath, Slayer, Entombed e così via. ‘South Of Heaven’ è da sempre un riferimento per quanto concerne batteria e mixaggio.

É stato complicato mixare l’album? Avete ascoltato diversi mix prima di scegliere quello definitivo?
Prende sempre molto tempo ma stavolta è stato più veloce. Abbiamo fatto il mix al K51 e quello finale al Bagpipe Studio dove lavora probabilmente il miglior ingegnere del suono di tutta la Svezia ovvero Willem Bleeker. Il mixaggio è stato quindi molto meticoloso ma anche pianificato per tempo.

Siete più per il proto-heavy o il thrash?
Personalmente sono per il metal pre-1990. Non seguo le nuove thrash band e preferisco Slayer, Metallica e il thrash tedesco degli ‘80. Poi assolutamente Black Sabbath, blues, hard rock e qualcosa di punk. Anche i Led Zeppelin e qualcosa di precedente che potrebbe essere catalogato come proto-metal. Di recente ho comprato la discografia dei Wicked Lady. Pure i November erano grandiosi.

Com’è la scena metal svedese di oggi?
Non ascolto molto. Mi è piaciuto l’ultimo album degli In Solitude.

Come siete entrati in contatto con Pulverised Records?
Il nostro primo cantante aveva realizzato degli artwork per loro e così li abbiamo spedito il secondo demo. Nel loro catalogo mi piace molto il primo album dei Tribulation.

Prova adesso a recensire ‘Thrashing With Violence’ e ‘Copenhagen In The Seventies’?
Il titolo ‘Thrashing With Violence’ è legato ai Genesis. Non sono un grande fan ma mi piace il rock inglese anni ‘60 e ‘70 ed è un pezzo che volevo scrivere da tempo. Il riff è una via di mezzo tra Slayer e Exodus, il testo parla di sottomissione ed in generale il pezzo è una sorta di ribellione nei confronti dell’oppressione istituzionalizzata di cui parlavo prima. I Mercyful Fate sono senza dubbio una delle band più importanti per i Crucifyre e in passato Hank Shermann ci ha fatto l’onore di suonare un assolo di ‘One And One Is One’. ‘Post Vulcanic Black’ è un album molto nordico e ‘Copenhagen In The Seventies’ si adatta alla perfezione al concept. Avremmo potuto citare anche Birmingham o Amburgo ma non ci sarebbero stati i Mercyful Fate. Copenhage aveva un’aura di pericolo, sporcizia ed eccitazione quando sono cresciuto. Christiania, visioni liberali su sesso e porno, droghe pesanti, Hells Angels e così via.. Comprai ‘South Of Heaven’ il giorno stesso in cui venne pubblicato. Anni prima sia Led Zeppelin che Deep Purple ci avevano suonato e il pezzo tende a rendere mitologica l’atmosfera in cui i Mercyful Fate sono nati.

Chi è la “madre superiore” di cui parlate nella terza traccia?
Potrebbe essere una di quelle suore. Parla di ipocrisia e religioni organizzate ed è una sorta di continuazione della title track.

La vostra vita è solo nera? C’è qualche forma di luce alla fine del tunnel?
Assolutamente no! Semplicemente non amo i classici accordi nella musica ed i Crucifyre sono senza dubbio un outlet terapeutico. Sono una persona pragmatica e mi piace che la musica heavy suoni heavy in tutto e per tutto. Alla fine c’è sempre Satana!

Quali sono i vostri prossimi piani?
Abbiamo fissato qualche data in Scandinava e ci piacerebbe suonare dalle vostre parti. Quindi dite ai promoter metal italiani di chiamarci!

(parole di Yasse Hilborg)

Crucifyre
From Svezia

Discography
Infernal Earthly Divine 2010
Black Magic Fire 2014
Post Vulcanic Black 2018