-Core
Sólstafir
Islanda
Pubblicato il 09/05/2017 da Lorenzo Becciani

A mio parere siete una delle band più sottostimate del vecchio continente. Immagino che fare meglio di ‘Ótta’ non sia stato semplice..
La nostra idea iniziale era quella di registrare in estate poi abbiamo dovuto posticipare per alcuni impegni e finalmente ci siamo trovati tutti insieme ai primi di settembre. Per due mesi abbiamo lasciato il lavoro e ci siamo concentrati esclusivamente sulla composizione e la pre-produzione delle tracce. Mi sono preso una pausa per stare dietro a Iceland Airwaves e il 14 novembre siamo entrati in studio e abbiamo iniziato a registrare. I nuovi membri hanno fatto sì che emergerssero nuove atmosfere ma ci siamo mossi nella stessa direzione di sempre. Semplicemente seguiamo la nostra direzione senza alcun condizionamento. Un’idea porta a decine di idee e così è nato anche ‘Berdreyminn’.

Come è cambiato il tuo approccio da metà anni novanta quando è nata la band?
Ho composto e registrato da solo il primo demo ed i primi due ep. Facevo quasi tutto con la chitarra acustica e non eravamo una live band un po' come Darkthrone, Burzum e In The Woods. Nel 1999 sono entrati in formazione il bassista Svavar Austman e il chitarrista Sæþór Maríus Sæþórsson e, a partire dall’anno successivo abbiamo cominciato ad organizzare concerti. ‘Masterpiece Of Bitterness’ è stato il primo album composto da tutti i membri e da quel momento l’approccio non è cambiato anche se sono cambiati i musicisti attorno a me. Forse in ‘Berdreyminn' c’è più psichedelica e classic rock di quanto sia possibile trovare negli album precedenti ma magari cambierò idea tra qualche mese.

Quanto siete legati alla tradizione islandese? Quanto sei orgoglioso di essere islandese quando suonate all’estero?
Siamo legati soprattutto per quanto riguarda la mentalità. Siamo cresciuti in un periodo in cui nessuno veniva in Islanda. Non c’era un solo turista mentre adesso ce ne sono milioni. Essere orgogliosi della propria patria è un argomento delicato. Quando la squadra di calcio è andata bene all’Europeo si è scatenato un profondo sentimento nazionalistico e, non amando la politica, lo trovo positivo. Facendo il musicista viaggio per il mondo ma amo vivere qui

Ho ancora negli occhi la meravigliosa immagine di copertina di ‘Ótta’…
Per noi un posto come Vík è naturale. É sempre stato qui. Per chi viene da fuori è qualcosa di incredibile. Se vivi in Islanda invece te ne dimentichi presto..

Però non puoi negare che le vostre atmosfere richiamino il legame con la natura che nel vostro paese è sicuramente speciale...
Molte delle canzoni vengono scritte in sala prove con il fumo di sigarette ovunque ma è chiaro che la connessione con la natura fa parte del nostro codice genetico. Siamo cresciuti con il terrore delle eruzioni vulcaniche e dei terremoti che qui hanno fatto disastri negli anni passati. La magia dell’Islanda è che se prendi la macchina in venti minuti di guida puoi avere tutto. Spingerti nell’oscurità più totale, salire su una montagna innevata o scalare dei fiordi. Di sicuro non vorrei vivere a Londra.

I Sólstafir sono davvero impossibili da classificare. Voi come vi considerate?
Essendo cresciuto come metallaro direi che siamo una metal band ma non certo i Judas Priest. Facevamo black metal ma adesso non più. Di sicuro abbiamo un’attitudine rock e ci piace creare un certo tipo di atmosfere. Un po' come, in ambiti diversi, è successo ad Alcest. Sono sempre connessi al black metal ma non lo sono più da tempo. Personalmente adoro AC/DC e Mötorhead ma anche i Darkthrone. 'Ísafold' per esempio è nata in maniera spontanea seguendo lo spirito dei Thin Lizzy ed un ritmo alla Phil Rudd. È una traccia insolita per i Sólstafir ma la adoro. Da una parte questo è un lato negativo perché è difficile vendere il nostro prodotto. É molto più facile quando è sufficiente scrivere post metal, atmospheric metal, stoner o alternative metal su un’etichetta. I grandi gruppi però non hanno bisogno di classificazioni. Pensa ai Nine Inch Nails oppure ai Sigur Rós. Nessuno si chiede cosa facciano perché sono facilmente riconoscibili.

L’ultima edizione di Iceland Airwaves si è rivolta ad un pubblico decisamente giovane con tanto hip hop e tanta elettronica ma si sono distinte anche ottime band metal come Auðn, Kontinuum e GlerAkur..
Con i ragazzi dei Kontinuum siamo amici da tanto tempo e GlerAkur ha diviso con noi la sala prove per un certo periodo. Direi che possiamo parlare di scena anche se i Kontinuum non fanno black metal. I Misþyrming però sono una delle band black metal più feroci in circolazione. Li ho visti spesso dal vivo e mi hanno fatto un’ottima impressione.

In termini di produzione che scelte avete fatto stavolta?
È curioso perché il leader dei Secrets Of The Moon mi ha scritto dicendomi che amava il mio suono di chitarra e io gli ho risposto che non nasce da una strumentazione particolare perché la cambio in continuazione. Nasce dalla testa. Quando abbiamo registrato ‘Ótta’ abbiamo utilizzato un sacco di materiale vintage ed un amplificatore di basso preso in prestito dai Sigur Rós. Su ‘Berdreyminn’ sentirai della strumentazione differente ma il suono è il medesimo. La masterizzazione è stata curata da Andy Jackson, fonico dei Pink Floyd e produttore dei Fields Of Nephilim, un’altra delle mie band preferite di sempre. Molto old school e potente.

Di cosa parlano esattamente le liriche?
Di morte, amore e depressione. In passato eravamo sicuramente più anti-religiosi.

Qual è stato il vostro concerto più memorabile fino adesso?
Senza dubbio il Party.San in Germania dove abbiamo suonato davanti a decine di migliaia di persone ed il Roskilde in Danimarca, un’altro festival di cui sentivo parlare fin da bambino. Anche all’Hellfest non è andata male ma fanno bene anche le esperienze terribili come quando ci hanno chiamato a suonare alle Bahamas. In Italia il primo concerto è andato male, l’impianto audio era mediocre e venne poca gente. I concerti di supporto ai Mono invece sono stati grandiosi. Per noi è importante ogni tanto uscire dallo scenario metal.

Qual è il disco che ha cambiato la tua vita?
‘Reign In Blood’ degli Slayer.

Ci sono groupies nella scena metal islandese?
No perché è troppo piccola. Magari in quella hip hop dove sono tutti ventenni...

Quando finirete per comporre una colonna sonora?
In realtà ci siamo già andati molto vicini. Ci hanno invitato a sonorizzare il film ‘Hrafninn Flygur’ ma solo un mese prima della proiezione. Non ci fu tempo per scrivere del materiale inedito e quindi suonammo e basta.

(parole di Aðalbjörn "Addi" Tryggvason)

Sólstafir
From Islanda

Discography
Í Blóði Og Anda, 2002
Masterpiece Of Bitterness, 2005
Köld, 2009
Svartir Sandar, 2011
Ótta, 2014
Berdreyminn, 2017
Endless Twilight Of Codependent Love, 2020