-Core
The Half Of Mary
Italia
Pubblicato il 19/11/2015 da Lorenzo Becciani

Prima di tutto vorremmo capire cosa è successo a Claudio e soprattutto come sta..
Nel rispetto della privacy di Claudio e della sua famiglia ci limiteremo a dire che ha subito un intervento delicato e di una certa importanza. Ci sono segni che lasciano sperare in una ripresa, non abbiamo però ancora tutti quei risultati che ci possono dare un quadro più chiaro

A parte il rinvio dell'uscita dell'album il suo malore vi ha creato altri problemi?
Claudio per noi non è solo lo splendido cantante dei The Half Of Mary e la sua anima, è soprattutto un amico fraterno. Quello che gli è accaduto ci lascia profondamente smarriti. Abbiamo decido di portare avanti 'Ruins' con tutte le evidenti problematiche di promuoverci. Saremo impossibilitati a fare concerti, prove e scrivere nuove canzoni che è il cuore della nostra attività, per un tempo che ancora non conosciamo. Siamo davvero grati al nostro editore e ufficio stampa A Buzz Supreme che ha dimostrato una grandissima sensibilità e un'attenzione davvero speciale alla band in questa difficile circostanza

Perché The Half Of Mary?
La scelta del nome è stata un idea di Claudio. E' scaturita da un suo sogno che è descritto poi nella canzone omonima che non abbiamo incluso nel disco. In questo testo/sogno Claudio in un una palude si vedeva la sua metà superiore volare in cielo in forma di femmina e la sua metà maschile rimasta a terra che la richiamava a tornare a unirsi con lei. Un ibrido dunque, una creatura perfetta nella sua imperfezione. Questo nome rappresenta a pieno ciò che vogliamo comunicare

Soprattutto chi è Mary?
Beh, a questa domanda dovrebbe risponderti Claudio. Per me è la parte femminile di ogni essere vivente, la sinistra, la luna, la lacrima versata dal lottatore, la nostra, la tua

Come definireste il vostro stile?
Per noi non è semplice classificare il genere e lo stile della nostra musica, ancora siamo affezionati all'idea che siano le canzoni ad avere una propria personalità intrinseca e non l'abito che devono indossare. Ultimamente troviamo che "art rock" sia una definizione che si avvicini abbastanza al nostro sound ma siamo pronti a distaccarcene se la musica che stiamo producendo ci indichi un altra direzione

A quale tipologia di pubblico pensate possa interessare maggiormente 'Ruins'?
Durante tutta la produzione del disco e suonando i pezzi nei nostri live, abbiamo ricevuto consensi da parte di gente di ogni età: dai ragazzi giovani alle persone over trenta, amanti della musica e non. Comunque è una domanda che non ci siamo mai posti; l'importante è che interessi a noi.

C'è il rischio che tanta eterogeneità possa rappresentare un problema al momento di promuovere la vostra musica?
Per noi essere eterogenei non rappresenta un ostacolo, lo sarebbe stato probabilmente se avessimo scelto di produrre i pezzi rispettando i rigori di un determinato genere. Abbiamo un concetto di musica libera dagli schemi e dalle classificazioni di stile. Sappiamo come sia rassicurante essere definibili, etichettabili e quanto sarebbe così più semplice essere sfogliati in un catalogo o farci seguire da un pubblico di settore, ma come ti accennavo prima, il nostro obbiettivo non è il successo ma quello di scrivere canzoni che piacciano a noi.

A quando risalgono le canzoni di 'Ruins'? Quanto tempo avete impiegato a completare il processo una volta decisa la direzione da intraprendere?
La composizione di quasi tutte delle dodici canzoni contenute in 'Ruins' risale a circa due e mezzo fa due anni fa ed è durata un anno. Alcuni pezzi hanno trovato la forma attuale solo dopo una maggiore consapevolezza del nostro suono, del modo di arrangiare che si faceva via via più definito. Nella rosa dei brani scelti ci sono state diversi scarti, volevamo che il disco racchiudesse i brani più significativi

Dove avete registrato? Chi si è occupato della produzione?
Abbiamo scelto di registrare e mixare allo Studio Mosaico di Colle Val d'Elsa con Raffaele "Nene" Marabini e Damiano Ferrandi e con la produzione artistica di Maurizio Sammicheli e Gionni Dall'Orto, rispettivamente chitarrista e bassista del gruppo, comunque è stato un frutto di tutto il gruppo sia per quanto ha riguardato le scelte sui suoni e l'arrangiamento sia per quanto ha riguardato i costi di produzione, ci siamo auto-tassati i soldi dei concerti per registrare il disco senza fretta, ad un prezzo abbordabile, con i nostri amici, nella nostra tana.

Vi siete ispirati a qualche album in particolari in termini di suoni?
Siamo cinque elementi provenienti dai più disparati ascolti: dalla classica al jazz, dal rock al pop; dai classici fino alle più recenti produzioni... Il nostro modo di comporre risente di questa eterogeneità di ascolto. Ci abbiamo provato all'inizio a riferirci ai dischi di Nick Cave, Radiohead, TV On The Radio per citarne solo alcuni, ma ala fine è stato del tutto ininfluente. Il suono delle canzoni nel suo svilupparsi seguiva un percorso tutto suo senza riferimenti.

In questo senso quanto è stato importante l'EP 'Strange Behavior' per focalizzare i vostri obiettivi e trovare un suono personale?
'Strange Behavior' contiene delle ingenuità ma apprezziamo ancora oggi il suo modo di essere genuino e diretto. Sinceramente all'inizio doveva essere solo un demo poi ci siamo lasciati trascinare dall'entusiasmo e l'abbiamo pubblicato. E' stato come mettere un punto fermo da cui partire a fare sul serio. All'inizio eravamo un quartetto senza percussioni: le tracce di batteria in quell'EP furono incise quando le canzoni erano già complete, comprese le voci. Però c'erano già tutti i semi di quello che siamo diventati oggi; non vedo molta discontinuità da allora, se non maggiore coesione e personalità. Abbiamo scelto di produrre 'Ruins' in modo che sia possibile suonarlo dal vivo e, ospiti a parte (tra cui Titta Nesti, Giulia Galliani, Andrea Beninati, Luca Latini e il Mosaico School Choir), è un disco che lo permette. Non ci siamo affidati alle macchine e anche se ci sono synth abbiamo scelto una produzione che privilegiasse il suono acustico

Provate a recensire 'Videogame' e 'Flames' per i nostri lettori...
Non è facile e siamo sicuri che non ruberemo il lavoro ai critici musicali. 'Videogame' sarà il nostro primo singolo, che uscirà con un video diretto da Maria Pecchioli in concomitanza con l'uscita del disco. La canzone echeggia la disco music anche se ha al suo interno ampi respiri britannici, le voci di Claudio e di Giulia Galliani (Tuna Milk) si muovono sinuose in bilico tra accordi maggiori e minori. La linea di basso saccheggiata da "It's My Life" dei Talk Talk, e i suoni di synth ossessivi rimandano a un certo pop anni ottanta. Nel testo, tra i più fruibili nel disco, il narratore è il protagonista di un video game e con tutto il suo il suo fardello di ansia e solutidine, metafora dell'alienazione in cui viviamo oggi: "but the cold I feel / it's the lack of real life". 'Flames' è una ballata rock molto classica, a qualcuno può ricordare certe produzioni di Eddie Vedder, il violoncello di Andrea Beninati apre il sipario a uno scenario inaspettato

A cosa si ispira una canzone come 'He Calls The Witches'?
Ecco a questo dovrebbe risponderti Claudio. Figurati che il pezzo fino a prima della pubblicazione si chiamava "nuovo Claudio". Ascoltando il testo si capisce che c'è di mezzo la pericolosità delle donne, a riprova che nemmeno i gay ne sono immuni!

In generale cosa si nasconde dietro ai vostri testi?
'Ruins', rovine. La vita offre grandi prove, fallimenti, cadute. Spesso ci distacchiamo e non traiamo frutto da queste esperienze. I nostri testi parlano di questo, di vita, di rovine personali

Chi si è occupato della copertina? Ha un significato specifico?
L'idea è stata di Claudio. La foto è di Lorenzo Borri e la grafica di Matteo Lotti. Abbiamo scelto come location le splendide Crete Senesi, un luogo dove sembra di essere su un altro pianeta. I colori si mescolano in un susseguirsi di linee curve, tra la dolcezza delle colline e la ruvidità dei sassi di fango. Le due figure, un uomo e una donna, rappresentano quell'ibrido perfetto/imperfetto che è alla base di The Half Of Mary.

Ci sono altre band italiane con cui avete stretto un rapporto particolare o che ritenete meritevoli di un'esposizione estera?
Oltre che a una stretta collaborazione e amicizia di alcuni di noi con Marco Parente e Andrea Chimenti, abbiamo anche il piacere di condividere un forte legame con i Rio Mezzanino, Femina Ridens, Alberto Mariotti, Titta Nesti e nuovissime realtà come i Tuna Milk. Tutti pregevolissimi musicisti che meriterebbero sicuramente una maggiore attenzione.

The Half Of Mary
From Italia

Discography
Ruins (2015)