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HerrSwamp
Italia
Pubblicato il 09/10/2017 da Lorenzo Becciani

‘Terraferma’ è un approdo dopo un lungo viaggio per mare. Quali sono state le tue esperienze musicali prima di HerrSwamp?
‘Terraferma’ non rappresenta un approdo, bensì la necessità di una partenza. È il lasciarsi qualcosa di fortemente tangibile e strutturato alle spalle per affrontare un viaggio verso l’ignoto, vivendo solo del momento, un momento lontano dalla conoscenza. Cosa è meno noto del mare? Secondo Jung il mare è il simbolo per eccellenza dell’inconscio, è la madre di tutto ciò che vive, è il bisogno di guardarsi dentro, è una rigenerazione spirituale e non infine può essere inteso come la metafora dei molteplici e differenti stati d’animo che ognuno di noi prova, dalla calma all’agitazione. Dalle differenze e dalle necessità di cambiamento arrivo alla risposta, dal momento che sia come ex membro dei Cele Kula che come HerrSwamp, musicalmente ho cambiato decisamente pelle. Vent’anni fa con i primi suonavo un gothic metal fortemente influenzato da Tiamat e Type O Negative, dalla psichedelia barrettiana e dalla parte più oscura di Mad Season e Alice In Chains. Credo che se non fosse stato per il mio forte egocentrismo dei tempi, probabilmente ci sarebbe stato un seguito alla breve discografia del gruppo. HerrSwamp nasce più o meno in quel periodo, ma con stimoli e attrattive diverse rispetto a i Cele Kula visto che la voglia era quella di sperimentare soluzioni prossime al death industrial e al power electronics di scuola Cold Meat Industry. Subito un paio di ep, un inedito uscito per Hiems Creations e poi l’oblio fino a ‘The Lush Side of the Moon’ prima e ‘Terraferma’ poi.

Cosa ha influenzato la nascita di questo progetto?
Il risveglio di un mio Io che aveva dormito profondamente un per lungo tempo. HerrSwamp è la risposta figurata al mio ‘A Deeper Kind of Slumber’.

Qual è la tua definizione di post rock?
Prima bisognerebbe capire cosa è il rock, fin dove può spingersi e quali, per definizione, sono i suoi parametri di comunicazione e comune percezione. Una volta individuati e canonizzati, potremmo dire che il post rock è tutto ciò che li ha scavalcati e rivisti in modo non convenzionale. Per fare un esempio, malgrado siano distanti gli uni dagli altri, Mono, Slowdive, Godspeed You Black Emperor!, Sigur Rós e Mogwai rientrando tutti in un’ipotetica lista di band post rock. Qui l’assurdo, cioè segregare questo concetto di non convenzionalità all’interno di un genere, rendendolo stereotipato, quindi convenzionale esso stesso. La questione piuttosto dovrebbe essere cosa si vuole definire, il punto di partenza o quello di arrivo?

La visione era già chiara prima di scrivere i primi pezzi oppure si è evoluta col passare del tempo?
Avevo una visione d’insieme, un’idea dai contorni assottigliati di cosa volevo fare e non di come farlo. ‘Terraferma’ è a tutti gli effetti un concept album con un trait d'union mentale/spirituale che viene meno a livello di sound visto che ogni brano, almeno questa è la mia sensazione, suona a sé stante. L’album ha avuto una gestazione più lunga di quella dell’elefante indiano, è stato quindi fisiologico tornarci sopra e avere l’impulso di limare, affinare nonché stravolgere del tutto il suono di un synth, l’effetto di una chitarra, il volume di una base piuttosto che il pezzo intero.

Vuoi provare a recensire ‘Alluvium’ e ‘Pale’ per i nostri lettori?
L’alluvium dal termine spagnolo resaca, è il ritorno, una delle correnti marine più pericolose proprio perché colpisce a ridosso della spiaggia. Nel sul incedere perpetuo ‘Alluvium’ colpisce chi è sicuro di aver trovato la propria terra ferma. ‘Pale’ è un ossequio al suono degli anni novanta, l’amara melodia dei Pyogenesis dell’epoca ‘Twinaleblood’ che incontra l’urgenza dei loop degli Ozric Tentacles e la ritmica volutamente essenziale di scuola ‘Discouraged Ones’ dei Katatonia.

Che strumentazione hai utilizzato per registrare i pezzi?
Il modus operandi è stato presso che lo stesso per tutti i brani. Un arpeggio, un riff di un basso o di una chitarra ha dato il là, poi un forte aiuto delle macchine e del digital recording, che in alcuni casi hanno reso rarefatto e gelato come le acque più profonde degli abissi, quel che non lo era o che viceversa hanno illuminato ciò che aveva bisogno di essere acceso come un faro sul mare di notte.

Che rapporto hai con l’elettronica? Scorrendo le canzoni sembra di imbattersi in retaggi trip hop e new wave…
È un lungo flirt che ancora non è sbocciato in un vero amore. Non essendo un vero fan di entrambi i generi, almeno non dei loro padri padroni, vorrei direi che l’elettronica ha avuto valenza marginale ma a conti fatti, specie con ‘The Lush Side Of The Moon’, mi rendo conto che non è stato così. La verità è che mi sono lasciato alcuni dogmi autoimposti alle spalle (in passato è sempre stato o bianco o nero, quindi o amore o odio senza dicotomia) per derivare i suoni e il concetto di struttura canzone verso qualcosa mai affrontato prima. Alcuni ascolti tra cui Ulver, Dead Soul e parte del catalogo della Denovali hanno influenzato se non completamente traviato quello che all’inizio era altro.

Come sei entrato in contatto con Visionaire Records? Stai cercando anche una distribuzione fisica per l’album?
Al posto di spedire cd-r promozionali alle label, mi sono adeguato ai tempi inviando un link ad una share di WeTransfer con 2/3 brani. Federico, boss della Visionaire Records, mi ha contattato e offerto una distribuzione digitale che copre praticamente tutti i più importanti online store, da Amazon a iTunes passando per Spotify, YouTube, Google o le piattaforme del Sol Levante. Sarei un ipocrita se ti dicessi che non mi interesserebbe avere una copia fisica di ‘Terraferma’, magari un 10”, nella mia collezione di dischi personale, quindi, se l’opportunità arriva è la benvenuta. A dire il vero c’è già stata, inaspettata e da parte di una label fondamentale del panorama extreme metal, ma per questioni di “affinità” è sfumata in un nulla di fatto.

Stai già lavorando a del nuovo materiale? Cosa dobbiamo attenderci in futuro?
Due nuovi pezzi, ‘Nostalgia Breakfast’ e ‘Darling First’, sono praticamente terminati e ora sono lì a sedimentare senza sgomitare e avere fretta, come del resto è accaduto per tutto ‘Terraferma’. L’idea è quella di farne un EP per esorcizzare il senso di immobilità - la stasi è il pensiero unico dietro entrambi i brani - e tutte quelle sensazione di straniamento derivate dall’attesa, dall’inerzia forzata. Il mio tributo al disincanto.

Nella recensione ho parlato di post rock nero come la pece, danza elettrica e caduta negli abissi. Lo sguardo di HerrSwamp sarà sempre basso a terra, cupo e malinconico oppure dobbiamo attenderci improvvisi squarci luminosi nelle trame strumentali?
Potrei dirti che lo sguardo è basso perché in alto c’è troppa luce e la luce non mi si addice, oppure che i serpenti fanno la muta ma non cambiano il proprio DNA. Battute a parte, HerrSwamp è la somatizzazione di un evento negativo o di una frustrazione e contemporaneamente è la terapia per contrastarlo, la mia tecnica di mindfulness. Per certi versi è la reazione più viscerale che conosco, è il mio qui e ora. Personalmente non mi reputo un individuo negativo capace di vedere il bicchiere solo mezzo vuoto ma HerrSwamp è un tramite che funziona per quel che ho appena detto, quindi escludo che in futuro questa zona di conforto possa essere viatico per qualcosa diverso dal nero.

Pensi di promuovere ‘TerraFerma’ con delle date dal vivo? Nel caso, quale sarà il set up sul palco?
Almeno ora come ora no e questo perché sono il primo ad essere pignolo e pretenzioso. Si va ad un live, si assiste ad un concerto, quindi la componente visiva è fondamentale, più importante di quella uditiva. Sarebbe troppo complesso riuscire ad assemblare e mettere in sinergia quegli elementi che, anche solo idealmente, vorrei avere e sfruttare. Senza entrare nei dettagli di ciò che è impossibile, diciamo che stiamo parlando di un puzzle al quale mancano almeno la metà dei pezzi per essere finito.

Cos’altro c’è di lussurioso oltre alla luna?
Il silenzio, due sguardi.

Cosa hai ascoltato di recente che ti ha colpito veramente?
La lista è più che lunga, per non annoiare mi limito strettamente a quello che è uscito o ho scoperto da poco, quindi i nuovi di Chelsea Wolfe, Temples, Wolves In The Throne Room, Meniscus, Totenmond e Les Discrets. Di questi ultimi mi ha stupito la voglia di sperimentazione di Teyssier, per fare un esempio con ‘Virée Nocturne’ sembra di ascoltare i Portishead. Certo, è poi quasi impossibile tener lontani dallo stereo Johnny Cash, ‘Industrial Silence’ dei Madrugada, l’esordio dei Dead Rabbits, ‘Exercises in Futility’ dei Mgla, ‘The Satanist’ dei Behemoth, ‘Miami’ dei Gun Club e soprattutto ‘Departure Song’ dei We Lost The Sea. L’ultima fatica degli australiani è un disco incredibile dalle mille sfaccettature, capace di sembrare migliore e senza alcuna sbavatura, ascolto dopo ascolto. Ad oggi è la moderna e perfetta sintesi di ciò che deve trasmettere un album strumentale.

 

HerrSwamp
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Discography
Terraferma (2017)