-Core
Flame Parade
Italia
Pubblicato il 07/02/2017 da Lorenzo Becciani

Prima di tutto vorrei parlare delle vostre esperienze precedenti..
(Marco Zampoli) Personalmente avevo un altro gruppo di post rock strumentale. Ci chiamavamo So! e avevamo uno stile più aggressivo, rock e se vogliamo jazzato rispetto al classico sound dei Mogwai. Abbiamo registrato un disco a Napoli con Seahorse Records e ottenuto un buon successo sulle webzine dedicate al genere, girando per circa un anno e mezzo l’Italia con un sacco di date.
(Mattia Calosci) Prima dei Flame Parade avevo un gruppo alternative rock con alcuni amici ma niente di serio.
(Letizia Bonchi) Io vengo dalla musica classica. Quando avevo sedici anni suonavo con i Folkloro.
(Niccolò Failli) Io invece suonavo punk con una band che si chiamava Neurodeliri.

Come sono nati i Flame Parade?
(Marco Zampoli) Un giorno ho incontrato Mattia e ci siamo detti che sarebbe stato interessante dare vita ad una folk band. La nascita del progetto è comunque legata ad un posto speciale dove ci siamo stabiliti, una casa in mezzo al bosco nelle colline valdarnesi a disposizione di Materiali Sonori. Immersi in questo luogo, tra le province di Arezzo e Firenze, scrivevamo canzoni senza una formazione vera propria, veniva tanta gente a suonare e noi cercavamo di coinvolgere tutti. Poi c’è stata una selezione naturale. Niccolò era negli Stati Uniti a studiare batteria mentre io, Mattia e Letizia avevamo creato una grande famiglia con idee forti che adesso ci stanno dando ragione. Il nostro è un percorso ben definito ed il fatto che stiamo suonando tanto lo dimostra.
(Mattia Calosci) Marco mi ha chiesto di trovare un batterista quando ero a Ulm in Germania a seguito di un tour. Ero su Skype con Niccolò e ho pensato che fosse perfetto.

Qual è stato il primo pezzo che avete scritto?
(Marco Zampoli) ‘Berlin’ è stato il primo che abbiamo registrato io e Mattia in quella casa, totalmente in acustico con un microfono panoramico. Normalmente la base è acustica e Letizia si alterna a synth e violino entrando a far parte della canzone perché c’è bisogno di un contrasto tra la struttura monotona della chitarra acustica e la melodia di uno strumento solista.

Il titolo del disco, ‘A New Home’, fa pensare ad una svolta oppure ad un rinnovamento. Invece è il vostro esordio..
(Marco Zampoli) In realtà sono state talmente tante le canzoni che abbiamo accantonato per scelte stilistiche che lo consideriamo come il terzo disco. La casa ci ha formato tanto. Negli anni ottanta ci hanno dormito i New Order, in occasione di un loro show a San Giovanni Valdarno, e ci hanno registrato anche artisti come Federico Fiumani e Scisma. È stata di grande ispirazione per lo scrivere musica e testi. Eravamo persi nel nulla, al freddo..
(Letizia Bonchi) Il nome è legato al freddo allucinante che c’era lì dentro. Per accendere il focolare impiegavamo almeno un’ora. È capitato anche di imbatterci in dei serpenti.
(Niccolò Failli) Inoltre ‘A New Home’ nasce dal fatto che sto costruendo uno studio di registrazione e le canzoni sono in qualche modo ispirate alla visione del nuovo disco che verrà.

Come avete conosciuto Alberto Mariotti?
(Marco Zampoli) Lo avevo già conosciuto in precedenza perché avevamo suonato di spalla in una sua data ma al tempo se la tirava un po'. Poi abbiamo avuto l’opportunità di partecipare al Rock Contest di Controradio e siamo stati chiamati più spesso a suonare a Firenze. Ricordo una data stupenda a Le Murate con i King Of The Opera. Mentre lavoravamo ai provini delle canzoni ci siamo accorti che una figura come lui ci serviva. Ci è venuto a trovare per un anno di fila e ha co-prodotto il disco occupandosi sia della pre-produzione che della registrazione. Tra l’altro il processo è stato piuttosto impegnativo perché con Niccolò abbiamo deciso di registrare in maniera itinerante scegliendo gli ambienti giusti per ogni caso.
(Niccolò Failli) Per esempio alcune voci sono state registrate in Chiesa. In generale abbiamo cercato di privilegiare situazioni naturali.

La scelta di cantare in inglese da cosa dipende?
(Marco Zampoli) Ci troviamo bene così anche perché le nostre influenze sono soprattutto anglo-americane. In italiano sarebbe più difficile e poi in questo modo abbiamo la possibilità di aprirci all’estero. Sappiamo che il mercato di casa nostra è scettico rispetto alla lingua inglese ma non ce ne importa. Sono proprio uno stile ed una concezione di musica differenti.

Tra le vostre influenze ho citato Edward Sharpe & The Magnetic Zeros, Arcade Fire ma, col passare del tempo, ho trovato anche elementi di congiunzione con Arbouretum e Polyphonic Spree..
(Letizia Bonchi) Citando Edward Sharpe & The Magnetic Zeros hai colto nel segno. Fin dall’inizio è stata una delle nostre influenze principali. Ci piace più che altro il concetto di ensemble e il contrasto vocale. Siamo andati a vederli dal vivo ed è stato fantastico.
(Marco Zampoli) Una mia grande influenza sono anche gli Slint e poi naturalmente i Mogwai.

E invece di gruppi italiani?
(Mattia Calosci) Attualmente il mio gruppo preferito sono i C+C Maxigross che ritengo bravissimi. Aggiungerei anche gli Zen Circus con cui abbiamo stretto un rapporto particolare.
(Marco Zampoli) Di recente mi è piaciuto molto il disco di Motta che come noi ha partecipato e vinto a Toscana100 Band. È stato un bando che ci ha dato grande impulso. Poi naturalmente King Of The Opera e pure Ed Songwriter. Ho ascoltato il loro ultimo singolo e mi ha colpito.

Dal punto di vista dei suoni a chi vi siete ispirati?
(Marco Zampoli) Beatles, Grateful Dead, Neil Young, Belle And Sebastian e Arcade Fire su tutti.

Sentendovi parlare sembra che sia che l’alchimia all’interno della band sia ideale..
(Mattia Calosci) In realtà i soundcheck finiscono quasi a cazzotti. Marco tiene la spia altissima ed è insopportabile. Nella casa andava tutto bene perché suonavamo principalmente per noi stessi ma quando abbiamo cominciato a proporci nei locali e metterci in gioco sono nati i tipici scontri familiari.
(Marco Zampoli) La cosa divertente è che in sala prove ci ammazziamo poi finiamo, usciamo ed a quel punto parliamo tra amici come se non fosse accaduto nulla. Una volta usciti da lì dentro siamo persone completamente diverse.

C’è un pezzo in particolare che riflette il senso dell’artwork?
(Mattia Calosci) La copertina è presa da una fotografia di me e mia sorella quando eravamo piccoli. É diviso in due come il singolo di ‘Berlin’. Direi che ‘Naivety’, una storia d’amore pura tra due bambini, riprende un po' tutto quello che è il mood del disco.

La visione di Berlino è positiva o negativa?
(Marco Zampoli) A dirla tutta ‘Berlin’ non parla della città in sé ma dell’esuberanza dei primi giorni d’amore. Il ritornello è stato scritto da uno dei miei migliori amici con cui ho condiviso un’esperienza a Berlino dieci anni fa. Aveva conosciuto una ragazza prima di partire, lei gli aveva detto che lo sarebbe andato a trovare e l’ha fatto davvero. Non puoi capire la sorpresa quando si è presentata. Da lì è nata una bella storia d’amore che è durata diverso tempo. Qualcosa di forte e folle. Purtroppo ne sono usciti male e lui mi ha chiesto di mettere in musica quelle righe. Berlino è caduta, Berlino non è più nostra, Berlino brucia..

Flame Parade
From Italia

Discography
A New Home (2016)