-Core
EinarIndra
Islanda
Pubblicato il 29/12/2016 da Lorenzo Becciani

Una particolarità del tuo bellissimo album è che contiene quattro canzoni e quattro remix..
É come se avessi messo insieme due ep ma le considero tutte canzoni diverse. Le tracce originali sono state mixate e masterizzate da Jose Diogo Neves. L’idea di fare reinterpretare il materiale da altri musicisti è nata suonando con alcuni amici. Mi ha spinto la curiosità di vedere cosa sarebbe successo e non posso che ritenermi soddisfatto. Le strutture sono state completamente modificate rendendo l’opera più interessante. La versione di Futuregrapher è orientata verso la musica ambient e mi fa pensare agli album di Dr. Dre che sono pieni di samples di canzoni funk. Ogni canzone è costruita su altre canzoni.

Io stesso ti ho conosciuto con il remix di ‘Sometimes I’m Wrong’ di Futuregrapher..
E come te anche molti altri. In passato ho avuto esperienze musicali totalmente diverse ed approcciandomi all’elettronica ho scoperto un mondo nuovo. Una volta entrato nel roster di Möller Records ho allacciato contatti con numerosi artisti di valore.

Il nuovo album si intitola ‘Stories’. Devi ancora finire di raccontare le tue storie oppure il prossimo lavoro in studio sarà differente?
Rispetto a ‘You Sound Asleep’ che era più ripetitivo e legato alle fondamenta dell’elettronica, ‘Stories’ è caratterizzato da un approccio lirico più esaustivo. Ho voluto raccontare qualcosa e anche in futuro continuerò a muovermi verso altre storie, liriche di spessore e una dimensione cinematica. Alcuni pezzi possono essere tranquillamente suonati con chitarra acustica e voce, ‘Stories’ è più orientato verso il pop e ho prestato maggiore attenzione ai cori. In un certo senso più mainstream.

La tua elettronica fonde elementi presi in prestito da molti altri generi ed è estremamente personale. Come nascono le tue canzoni?
Gli altri progetti che ho avuto in passato erano legati ad altre tipologie di musica. Amo suonare il piano, scrivere melodie ma anche cantare in un coro. Faccio parte di Kórus, un collettivo di trenta cantanti che si incontrano ogni settimana al Mengi per la comune passione nei confronti della musica. Tra gli altri ne fanno parte María Huld delle Amiina, Pétur Ben e Gyða Valtýsdóttir e anche Kjartan Sveinsson ha composto qualcosa per noi. Di solito le canzoni nascono da qualche esperimento con i beat al computer o con qualche synth oppure suonando al pianoforte e mettendo insieme una serie di accordi. Una volta che ho una melodia base lavoro all’arrangiamento del pezzo e ne fuoriescono almeno trenta versioni diverse. A quel punto arrivo all’arrangiamento definitivo e comincio a lavorare ai dettagli.

Vuoi parlarci della copertina di ‘Stories’?
É un disegno di Bobby Breiðholt che poi è stato curato da Nikhil Kirsh. La maschera descrive come ci comportiamo in varie situazioni sociali. Le persone assumono comportamenti diversi a seconda del luogo in cui si trovano. Io stesso sono una persona sul palco, un’altra quando parlo con gli amici e un’altra ancora quando insegno elettronica ai ragazzi. L’invito è a rimuovere le maschere che utilizziamo in continuazione e connettersi al proprio animo interiore.

Trovi che sia un’immagine dark?
Non necessariamente ma mi piace pensarla come tale. Un altro aspetto che amo molto è il fatto che non si capisca se il soggetto sia un uomo o una donna. É un dipinto che incute timore.

Come è nata la tua passione per la musica?
Sono nato nel Nord e ho vissuto per molti anni a Húsavík, dove adesso va di moda il Whale Watching. A sei-sette anni ho iniziato a studiare pianoforte, mio fratello è un organista e mi ha fatto ascoltare tanta musica così come mio padre. Il mio primo concerto sono stati i Prodigy a Reykjavík. Per molti anni ho ascoltato metal. Ricordo che a quattordici anni stavo costruendo una casa con mio padre in una piccola città ancora più al Nord del paese. Tipo mille persone. Non c’era niente da fare e quindi trascorrevo ore intere ad ascoltare la radio. Amavo il Wu-Tang Clan e l’hip hop della prima scuola. Un gruppo che ha cambiato il mio modo di vedere le cose sono certamente i GusGus. Anche dal punto di vista delle visuals e della grafica li ho sempre trovati avanti a tutto il resto.

Quali sono gli artisti che andrai a vedere durante in questa edizione di Iceland Airwaves?
Sicuramente Ceasetone, Gangly e Gunnar Jónsson Collider.

Cosa pensi della recente ondata hip hop?
I ragazzi qui in questo momento ascoltano soltanto hip hop islandese. È senza dubbio musica prodotta bene ma rappresenta un territorio difficile per me. Personalmente amo le liriche di un certo tipo, il flow vecchia scuola. Per esempio un altro gruppo che voglio vedere sono i Digable Planets.

EinarIndra
From Islanda

Discography
You Sound Asleep ?2014
Stories 2016