-Core
Rayon
Germania
Pubblicato il 20/10/2016 da Lorenzo Becciani

“A Beat Of Silence” è un titolo magnifico. Quale significato nasconde?
L'avevo da parte fin dall'inizio del progetto. Mi piaceva il fatto che un beat normalmente non è certo silenzioso ma anche che il silenzio è allo stesso tempo importante per un beat se lo sai eseguire con ritmo. Il significato che si cela dietro al titolo è che qualcosa di inaspettato può sempre irrompere nella tua vita.

“A Beat Of Silence” esce a distanza di poche settimane dal primo live album dei Notwist. É una pura coincidenza?
Sì lo è però mi piace che due parti così distinte possano collidere o complementarsi tra loro.

Come bilanci la presenza fisica, le idee, l'approccio musicale ed il songwriting tra Rayon e Notwist?
Con Rayon non devo preoccuparmi delle canzoni e, normalmente, ho una sorta di concept o idea generale prima di comporre. Per questo progetto, che poi ha portato alla realizzazione dell'album, volevo combinare strumenti come pianoforte, vibrafono, marimba, harmonium e percussioni. Volevo qualcosa di molto strutturato. Non devo mai pensare a quale canzone o composizione usare per un progetto o l'altro. Di solito inizio già con la band o comunque con una strumentazione nella testa. In generale amo questo momento della mia carriera in cui sono coinvolto nella realizzazione di diversi album.

Possiamo considerare il progetto come una sorta di fuga datutto quello che conoscevamo finora di Markus Acher?
Non direi. Ho cercato di lavorare in maniera differente, partendo con qualcosa di più astratto e idee grafiche e ritmiche per ogni composizione. Ma quando ho cominciato a inserire note e accordi sono tornato ad essere molto personale. In fondo si tratta di un album intimo e non credo così lontano da altre release che mi riguardano.

Quando hai cominciato a comporre il materiale per “A Beat Of Silence”?
All'inizio dello scorso anno. Il concerto per cui avevo composto le tracce era a giugno. Una serie di sessioni a Monaco. L'idea è stata quella di scrivere qualcosa che potesse essere una colonna sonora ma anche suonato da altri musicisti con parti improvvisate che seguono un'idea principale.

Ti sei ispirato a qualche album in particolare in termini di produzione?
Alle vecchie raccolte degli anni settanta che usavano più o meno gli stessi suoni percussivi ed i medesimi strumenti ma anche alla musica indonesiana. Ho cercato di ottenere un suono asciutto e pulito per le parti acustiche. Per la dimensione elettronica mi sono rivolto a Tadklimp che rende fantastica ogni sua registrazione. É un musicista incredibile che sa programmare e processare il suono in maniera unica.

Puoi darci qualche dettaglio in più sulle collaborazioni dell'album?
Ogni musicista ha apportato qualcosa di individuale rendendo speciali le sue parti. Avevo un'idea precisa di trasformazione degli strumenti acustici con l'elettronica. Non ci sono altri suoni elettronici se non qualcosa suonato dal vivo da Anton Kaun. In ogni traccia ci sono diversi layer ma alla fine le idee sono piuttosto semplici. “Kona” è una composizione centrale. Parte da un composizione acustica, la seconda parte viene processata e distorta e la terza vede protagonista Tadklimp con i suoi bizzarri algoritmi. Il titolo nasce da uno scritto di Susumu Yokota e significa polvere in giapponese, qualcosa che cambia e perde forma velocamente come memorie che svaniscono. L'artwork è stato realizzato da Michael Dumontier. É un canadese e amo la sua arte da molto tempo. Ha realizzato queste bellissime foto di granelli di sabbia che svaniscono e si opacizzano.

Vieni da una famiglia musicale?
A parte mio fratello, mio padre suona il trombone ed anche i miei zii suonano tutti degli strumenti.

Da quali famosi musicisti senti di avere imparato qualcosa?
Neil Young, Leonard Cohen ma anche Mark Hollis e David Lang. Poi The Pastels, Sonic Youth, Broadcast, Tenniscoats, Maher Shalal Hash Bash, Jam Money, Maxine Funke, Jon Gibson..

Che rapporto hai con Morr Music? Quali sono i tuoi tre album preferiti nel loro catalogo?
Thomas è un vecchio amico. Ad un certo punto abbiamo convidiso un appartamento a Landsberg. Lavorava per la Hausmusik ed è così che è nata l'etichetta. Per questo le prime uscite hanno un valore particolare per il sottoscritto. Ricordo soprattutto B. Fleischmann e ISAN. In tempi più recenti l'album di Clean. Sono una delle mie band preferite sono felice di essere nella stessa etichetta.

Qual è la storia dietro a 'Il Collo e la Collana” e “Libanon”?
Sono entrambe colonne sonore. “Libanon” è nata per il mio amico e grande regista Michael Shamberg che è morto due anni fa. “Il Collo e la Collana” èer il film “N-Capace” di Eleonora Danko. Un gran film, poetico e selvaggio, che tutti dovrebbero guardare.

Quale software utilizzi in studio?
Sono della vecchia scuola. Logic per la registrazione e la composizione e Sibelius per scrivere le colonne sonore. Se hai un'idea certi software possono aiutare molto ma possono anche uccidere la creatività quindi devono essere utilizzati con cautela.

Come scrivi di solito?
Passo un sacco di tempo a cercare l'ispirazione, raccogliere idee e capire cosa voglio fare. Magari leggendo libri o ascoltando altri album. Il processo di scrittura poi può essere rapido oppure lentissimo. Quest'album per esempio è stato molto lungo da comporre.

 

Rayon
From Germania

Discography
Il Collo e la Collana (2015)
A Beat Of Silence (2016)