-Core
H.A.R.E.M.
Pubblicato il 28/08/2015 da Lorenzo Becciani

Prima di tutto vorrei che presentassi gli H.A.R.E.M. a chi ancora non li conosce con un breve commento su gli album che avete pubblicato prima del Best e di 'Enjoy The Show'...
Il gruppo nasce nel lontano ’94 ed infatti l’anno scorso abbiamo festeggiato il ventennale. In tutto questo tempo abbiamo fatto tanti concerti e suonato insieme a grossi nomi tra cui Dave Evans, Crucified Barbara, Vain e D-A-D, togliendoci numerose soddisfazioni. La prima apparizione sul mercato degli H.A.R.E.M. risale al ’97 quando il nostro pezzo ‘Thunderbird’ venne incluso su ‘Indie-pendence Day’ della Delinquent Records, un’etichetta dell’Alabama. Nel 2000 abbiamo pubblicato ‘You’re Fascinating’ e tre anni dopo ‘Shake Me’, il nostro primo full lenght, che ha racchiuso le canzoni composte fino a quel momento. Nel 2010 abbiamo pubblicato ‘Kings Of The Night’. Anche in questo caso ci abbiamo messo un po’ più del previsto ma l’attivitità live e gli impegni con i Death SS hanno allungati i tempi. Poi sono molto lento a produrre un disco, magari il processo di songwriting è veloce ma in seguito mi servono mesi e mesi per completare quel venti per cento che lo rende perfetto. Nei Death SS c’è Steve Sylvester a pressarmi ed a ricordarmi la deadline mentre nello specifico mi gestisco da solo e quindi è ancora peggio. Da segnalare anche il vinile ‘One Night Only’. La line-up attualmente è composta dal bassista Nik Giannelli che è con me dal ’98, dal chitarrista Matt Stevens e dall’ultimo arrivato ovvero il batterista Giuseppe Favia. Una formazione davvero ottima con cui abbiamo appena partecipato alla Fiera Internazionale della Musica di Genova riscuotendo un successo superiore alle previsioni. Sono felice di ricordare anche Roby Manini, tra l’altro autore di video dei Death SS come lo splendido ‘Dyonisus’, che ci ha dato una grande mano a livello di grafica e promozione. Un aspetto importante visto che ci sarà un video per ogni traccia dell’album. Devo ammettere che rispetto a ‘Kings Of The Night’ mi sono trovato tanti vantaggi in più ed il prodotto è decisamente più curato anche a livello di marketing.

Quanto hai impiegato a comporre il materiale per 'Enjoy The Show'?
Qualche riff è nato in sala prove poi ci sono voluti tre-quattro giorni per completare il materiale ed altri tre per registrare dei provini alla buona in modo da realizzare una versione embrionale dei pezzi. Tutto molto veloce quindi. Il resto dei cinque anni è servito per curare ogni particolare nei dettagli.

Quale sono le prime canzoni che hai composto e che magari ti hanno spinto su un certa direzione sonora?
‘Made Of Stars’ è la prima canzone che ho scritto poi è venuta ‘Green Diamonds’ che è una traccia molto ambiziosa e dal sapore pinkfloydiano. C’è lo stesso motivo che si ripete in continuazione anche se grazie al mixaggio in alcuni passaggi si percepisce meno.

C'è un concept particolare dietro all'album?
Secondo me sì. E’ una sorta di concept introspettivo sulla mia vita poi è chiaro che ho cercato di concettualizzare alcune esperienze senza chiuderlo troppo in modo che chiunque potesse interpretare i testi a suo modo. Sicuramente ‘Enjoy The Show’ è un album esistenzialista, vissuto sui valori e ricco di sfumature sia musicali che liriche.

Perchè hai scelto proprio “The Wizard" e "In Your Hands" come anteprime dell'album?
‘The Wizard’ è una parodia della società attuale, il classico pezzo ironico, divertente ed ammiccante. Il ritornello è semplice e ricorda un po’ W.A.S.P. e Alice Cooper. Avevo in mente il video fin dal primo momento. Ho pensato alle persone che non sanno prendere delle scelte. Purtroppo viviamo omologati e seguiamo la massa senza ragionare con la nostra testa. Per questo ci sono individui che ti spingono a certi comportamenti solo per trarre un beneficio economico. Il mago dice che farà il possibile per aiutare quelle persone ma in realtà non farà niente. Un po’ come nei dialoghi socratici il pastore amava il gregge per l’interesse che ne derivava. ‘In Your Hands’ invece è la perfetta apripista dopo l’introduzione di ‘Revelation’ che rappresenta la nascita, la caduta nel mondo ed il trauma di chi è subito attratto dalla bellezza della natura ma disturbato in qualche maniera dal resto del genere umano. E’ un pezzo che serve a dare una sferzata di adrenalina ad inizio album senza scoprire troppo la parte centrale che è senza dubbio più sviluppata e piena di sorprese. Il testo ricorda che la vita è nelle nostre mani.

A chi è dedicata 'Angel'?
A mio figlio Christian. Ha otto anni e gli auguro di ottenere il meglio dalla sua esistenza. Appare anche nel video che è ricco di contenuti. Il pezzo poi è impreziosito dalla presenza di un chitarrista straordinario come Reb Beach.

Quanto è difficile per te scrivere un album moderno partendo dal tuo background classico e dalla passione per i maestri dell'hard rock e dell'heavy metal?
In qualsiasi genere ci sono dei maestri, anche nel pop mainstream, perché non è assolutamente facile comporre dei pezzi che piacciano a tutti. Ho chiaramente dei punti di riferimento con cui mi confronto in continuazione. Uno di questi è Alice Cooper che trovo ancora attuale grazie a motivi che vanno oltre la data in cui sono stati composti. I Pink Floyd poi sono sopra a tutti, loro addirittura hanno inventato un genere. Davanti a certe realtà non puoi che innamorarti e piano piano cominci ad entrare in situazioni e mondi nuovi. Ascoltare a quattordici anni un disco come ‘1987’ dei Whitesnake ti sconvolge. Per tornare alla tua domanda credo di ricercare sempre questo equilibrio e ‘Green Diamonds’ è un esempio. Parte con un piano, dei synth, una voce sospesa poi c’è un’esplosione e senti senza dubbio l’influenza dei Pink Floyd ma è pur sempre un pezzo tipicamente H.A.R.E.M.

Sia 'Resurrection” che 'Enjoy The Show' hanno dei suoni fantastici. Come sei riuscito ad ottenerli? Hai utilizzato della strumentazione in particolare?
Sia io che Steve ci siamo innamorati del suono dei Rammstein ed è per quello che abbiamo voluto Svante Forsbäck per il mastering. Nelle discoteche quando passano Marilyn Manson o i Rammstein si spostano le pareti del locale dalla pienezza sonora che viene sprigionata. Per imitare quelle produzioni si prendono i dischi dove sai che c’è dietro un budget da milioni di dollari - mi vengono in mente anche quelli di Ozzy Osbourne – e si cerca di capire come hanno sviluppato certe soluzioni. Puoi migliorare l’attrezzatura in studio ma finchè non hai capito che tipo di produzione è rimarrai sempre lì, fermo restando che servono dei convertitori audio importanti, microfoni e preamplificatori di un certo livello ma soprattutto un banco analogico che ti permetta di sviluppare la potenza. Poi passi delle ore ad ottimizzare tutto. Personalmente amo fare suonare la parte analogica comprimendo poco. Perché tutto suoni perfetto devi ripulire ciascuna traccia di un pezzo e ce ne possono anche essere settanta. Quando poi però tiri su il volume al massimo vieni ripagato di quel lavoro. ‘Resurrection’ è stato un grande successo. Anche quando abbiamo suonato all’estero era pieno di ragazzi che conoscevano i pezzi nuovi ed avevano la loro copia.

Come è nata la collaborazione con Reb Beach?
Era in Italia e ho pensato di coinvolgerlo. Inizialmente ho dovuto scegliere quale canzone proporgli. ‘The Wizard’ non avrebbe avuto molto senso mentre ‘Angel’ era più americana e aor e si addiceva di più alla sua figura. Gli ho fatto ascoltare una versione embrionale e gli e’ piaciuta. Ha trascorso con me un pomeriggio in studio e dopo l’assolo ha voluto fare anche le parti di chitarra iniziale e finale. E’ molto simpatico ma soprattutto un grande professionista e devo dire che ha dato uno slancio a tutto il pezzo.

E invece la versione di ‘Break On Through’ dei Doors?
Credo di averla registrata con Steve circa tre anni fa. Doveva ancora uscire ‘Resurrection’ e stavamo completando ‘Bad Luck’. Non avevamo mai inserito una cover in un album ma commercialmente funziona e ‘Break On Through’ è un pezzo che lascia spazio alle interpretazioni come il resto del materiale. Inoltre i Doors non sono un gruppo hard rock ed il tiro alla Death SS ha reso la versione più moderna e singolare.

Ti ricordi quando hai incontrato per la prima volta Steve Sylvester e come sei entrato nei Death SS?
E’ stato Andy Barrington a metterci in contatto dopo un concerto. Quando mi ha convocato pensavo che i ragazzi avessero combinato qualcosa invece mi ha proposto di fare un’audizione per i Death SS. Sono stato contattato da Steve che mi ha detto di avere ascoltato il mio progetto personale ‘Journey’ e mi ha chiesto di preparare sei brani, suonarli come su disco ed al limite aggiungere delle tastiere dove non c’erano per preparare nuovi arrangiamenti. Ci siamo trovati alla vecchia sala prove di Altopascio e dopo avere suonato ‘Lilith’ si è girato verso di me e mi ha detto che era perfetto. Abbiamo proseguito con gli altri brani ed alla fine mi ha detto che ero ufficialmente nella band. Puoi immaginare il mio stato d’animo visto che ero già allora un grande fan dei Death SS. Il problema è stato che a quel punto mi ha detto di imparare tutto il repertorio entro due-tre giorni.

Qual è il tuo album più riuscito con i Death SS a tuo parere?
Preferisco scegliere un ep e precisamente ‘The Darkness Night’ che ha avuto un grande successo internazionale e trovo davvero ottimo.

Se dico “W.O.G.U.E.” cosa provoco in te?
Una grande sofferenza. E’ una ferita aperta non posso negarlo. Quello è un album che adoriamo e per cui abbiamo lavorato duramente. Il giorno della presentazione l’Opus Dei ha inoltrato una diffida tramite i suoi avvocati costringendo l’etichetta a fermare tutto. Sono dell’avviso che la Chiesa dovrebbe pensare a fatti più gravi e non avendo comprato la lingua latina non vedo come dovrebbe avere diritti sul termine. Tra l’altro Steve non aveva trattato argomenti anti-religiosi ma i testi erano tutti sulla quotidianità. In ogni caso l’etichetta ha pensato di dare loro ragione, anche se avrebbero perso in qualunque tribunale, per evitare ripercussioni future ed in questo modo sono stati buttati al macero tanti soldi. La promozione era stata già fatta e la copertina originale era bellissima. Quello che poi è uscito di nuovo in sordina è un album che potrebbe piacere a tanti, a chi ascolta pop, rock e dark. Una volta che non volevamo ironizzare su niente si sono accaniti contro di noi.

L'ultima domanda riguarda la tua tesi di laurea su "Kierkegaard e l'erotico musicale”..
Il presidente della facoltà di filosofia sapeva che ero musicista ed essendo indietro con la tesi ha pensato di aiutarmi proponendomi il tema dell’erotico musicale, del Don Giovanni di Mozart e dell’esistenzialismo di Kierkegaard. Quella del Don Giovanni è una figura interessante perché non viene colpevolizzato ma quasi assolto, è come se fosse l’amatore perfetto e lo facesse in buona fede. La sua apparente purezza accompagna una musica fuori dagli schemi perché allora Mozart propose delle soluzioni che nessuno avrebbe nemmeno osato immaginare. Le teorie di Kierkegaard sono un po’ in tutto l’album perché sosteneva l’individualismo e odiava la folla.

(parole di Freddy Delirio)

H.A.R.E.M.
From

Discography
Shake Me (2003)
Kings Of The Night (2010)
Enjoy The Show (2015)